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3 Maggio 2023

Michael G. Jacob e i dagherrotipi post-mortem

Scrittore, collezionista, esperto di dagherrotipi e membro della Daguerrian Society, Michael G. Jacob, è oggi considerato un pioniere del collezionismo delle lastre d’argento. Nato a Liveropool e attualmente residente a Spoleto, negli anni Jacob ha maturato una particolare conoscenza diretta delle tecniche di esecuzione e conservazione di questi antichi oggetti fotografici, che ha portato anche alla stesura del libro “Il dagherrotipo a colori, tecniche e conservazione”.

Siamo molto felici di annunciarvi la pregiata e particolare donazione che Jacob ha fatto alla nostra fototeca: la sua collezione di post-mortem, che consiste in 63 preziosi dagherrotipi, ambrotipi, ferrotipi e altre fotografie, da cui scaturirà in futuro una mostra e sicuramente una collaborazione.

Sixth-plate daguerreotype, Rufus Anson, New York, USA.
Sebbene non sia tra i più conosciuti, Rufus Anson era uno dei migliori ritrattisti di dagherrotipi a New York. Questa lastra mostra una bellissima giovane donna in un “mezzo abito” da lutto (che poteva indossare dopo un anno e un giorno di lutto). A questo punto era pronta per rientrare nella società e farsi di nuovo corteggiare da un uomo.
Provenienza: Dennis Waters, USA, 2011.

 

«La realizzazione di immagini commemorative di familiari defunti per genitori, amici e parenti era un aspetto significativo del lavoro quotidiano di molti studi fotografici vittoriani che si rivolgevano non solo ai ricchi ma anche, con la diminuzione dei prezzi negli anni Cinquanta dell’Ottocento, ai poveri. La tradizione dei ricordi in forma di miniature dipinte e composizioni di gioielli con capelli umani, così come le composizioni decorative di ossa, teschi e cadaveri mummificati nel periodo barocco (le volte dei Cappuccini in piazza Barberini, a Roma, per esempio), esisteva da molto prima dell’invenzione del dagherrotipo. Ma la fotografia offriva una migliore possibilità di assicurarsi un ricordo “realistico” di una persona cara, sia che si avvicinasse alla morte, sia che fosse già deceduta, che nessuna forma precedente di rappresentazione commemorativa (a parte le maschere mortuarie in gesso o cera) era stata in grado di fornire. Non abbiamo modo di sapere se le persone che compaiono in queste immagini fossero così ricche come talvolta appaiono, ma sappiamo che i cadaveri erano spesso accuratamente “vestiti” e “sistemati” per questi tableaux commemorativi, e che i partecipanti vivi si vestivano per l’occasione con il loro “vestito della domenica”».
Michael G. Jacob

 

 

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