vestirsi alla giraffa
Nella sua cronaca manoscritta dal titolo Memorie delle cose più rimarchevoli che accadute sono giornalmente nella nostra Città di Reggio, lo storico Prospero Fantuzzi all’anno 1855 non manca di registrare l’arrivo in città della “Grande Galleria Zoologica Imperiale di Parigi”, uno zoo ambulante di animali esotici esposti nella “soppressa Chiesa di San Francesco in Piazza d’Armi”. Particolare scalpore suscitò in quella occasione la “prima Giraffa venuta in Europa”, alta ben 17 piedi e tanto leggendaria che fino a pochi anni prima “si riteneva tale bestia favolosa”.
In realtà non si trattava del primo esemplare di giraffa approdato in Europa: già nel 46 a.C. Giulio Cesare per celebrare i suoi trionfi in Egitto aveva portato a Roma un vasto serraglio di animali esotici, la cui attrazione principale era appunto una giraffa, lo strano animale che pareva un incrocio tra un cammello e un leopardo e per questo venne chiamato “camelopardus”. Analogo scalpore destò nel 1487 l’arrivo a Firenze della giraffa donata a Lorenzo de’ Medici dal sultano d’Egitto: l’animale fu portato in corteo per tutta la città con grandissimo seguito di popolo e fu immortalato in opere di celebri pittori, come il Vasari, il Ghirlandaio, Andrea del Sarto e il Pinturicchio.
Ma più che dalle strane caratteristiche dell’animale il nostro cronista sembra essere stato colpito dall’impatto esercitato dal fascino esotico della giraffa sull’immaginario popolare, al punto da influenzare persino la moda. Fantuzzi ricorda infatti come “le Parigine introdussero tosto certe mode di vestiti a vita lunga, con pettinatura a pettini assai alti, e si chiamava il vestito alla giraffa; fino gli zerbinotti non volendo esser da meno del gentil sesso vestivano la giraffa, ed era un leggero sovrabito a larghe maniche con cintura ai lombi fregiato a varj cordoncini a colori, e senza cintura al collo. Le mode di Parigi dalla Francia vennero in Italia, e qui in Reggio si adottò la Giraffa, e si conosce ancora tale abito maschile che serba il nome”.