cinque-seicento
le antiche legature di pregio . CINQUE – SEICENTO
13 B 424 | 13 B 435 | 16 A 761 | 16 F 109 | 16 I 326 | Corali 17 A 135 | Corali 17 A 147 | Mss. Regg. D 9
13 B 424
Schardius, Simon. Lexicon iuridicum iuris Rom. simul et pontificii. Studio et opera Rudolphi a Kamphausen. Coloniae Agrippinae, apud Ioannem Gymnicum, 1593. fol., [8], 1040, [2] p.Pelle di porco su cartone decorato a secco. Cornici concentriche munite di palmette, le Virtù cristiane tra le quali Fides e Caritas, i busti dei Riformatori entro medaglioni minuti su sfondo fogliato, la Giustizia al centro provvista al piede della scritta “IVSTICIAE QVIS QVIS PICTV // RAM LVMINE CERNIS DIC DEV (?)” sul piatto anteriore, la Fortuna (“FORTVNA VITREA EST CVM/MAXIME SPLENDET FRANG (?)” sul piatto posteriore. Tracce di due coppie di lacci. Cucitura su cinque nervi. Tagli con tracce di colorazione in blu. Stato di conservazione: mediocre – discreto. Fiore parzialmente scomparso specie sul piatto posteriore. Cerniere indebolite. Supporti in vista in parte tarlati. Angoli sbrecciati. Il genere di manufatto e le note tipografiche assegnano la legatura alla fine del secolo XVI – inizio XVII eseguita in area tedesca. La grana in parte scomparsa e i motivi non individuati nella banca dati tedesca (EBDB- http://www.hist-einband.de) non consentono di individuare fondatamente l’artefice del manufatto. Gli aspetti materiali e tecnici che caratterizzano le legature rinascimentali di area tedesca sono solitamente: coperta in pelle allumata di porco1, follicoli raggruppati in gruppi di 3, supporti lignei o in cartone smussati sui piatti (caratteristica qui assente) e sui contropiatti (caratteristica peculiare delle legature germaniche di questo periodo), fermagli con la parte fissa sul piatto anteriore; dorso arrotondato, capitelli in fili di seta écru, anche bicolore; cuffie rialzate che poggiano sui capitelli; indorsatura in carta; taglio anteriore rustico o colorato, in blu o in rosso; rimbocchi rifilati con discreta cura, caratterizzati da angoli giustapposti, decoro a secco (non a foglia d’oro) tramite punzoni, rotelle e placche.
13 B 435
Ricchieri, Lodovico. Lectionum antiquarum libri triginta. [Frankfurt am Main], apud heredes Andreae Wecheli, Claudium Marnium & Ioannem Aubrium, 1599. fol., [30] c., 1430 col., [78] c.Legatura su cartone alla quale sono stati applicati i piatti di una coperta in vitello bruno decorato in oro. Cornice costituita da un filetto. Placca centrale caratterizzata da rami fronzuti. Cucitura su sei nervi. Stato di conservazione: mediocre – discreto. Materiale di copertura svanito lungo il dorso. Bruniture ai piatti. Il genere di ornamento e le note tipografiche consentono di assegnare la legatura alla fine del secolo XVI – inizio XVII eseguita in Francia. Decoro à branchages: la connotazione transalpina indica motivi ornamentali a forma di tralci ricurvi in uso in Francia dal 1580 circa fino ai primi anni Trenta del XVII secolo. Lo stilema fu inizialmente realizzato con dei piccoli ferri per essere poi eseguito con una placca che annuncia uno dei generi caratteristici di legatura del Seicento. Come semplici rami ricurvi compare negli scompartimenti delle legature à la fanfare1, delle quali è elemento caratteristico. Il termine branchages si applica tuttavia anche a decori impiegati occasionalmente per coperte del XVIII e XIX secolo, con motivi costituiti da rami fogliati curvi e da volute, pieni o azzurrati, accostati tra loro a formare le più varie composizioni. Il decoro centrale può essere affiancato da quello fronzuto accantonato2 ripetuto lungo il dorso3 oppure collocato entro una coppia di cornici concentriche all’antica4, caratterizzate da tre filetti due dei quali ravvicinati. Stile frequentemente riscontrato sul materiale di copertura in cuoio, più raramente, su quello in pergamena5. Genere di decoro piuttosto corrente, come testimoniano gli esemplari conservati in numerose biblioteche italiane6 ed estere7, oltre a quelli segnalati in articoli8, cataloghi antiquari9.
16 A 761
Mercator, Gerard. Atlas sive cosmographicae meditationes de fabrica mundi. Dusseldorpii (Duisburgi Clivorum), excudebat Albertus Busius, sumptibus haeredum Gerardi Mercatoris, 1595. fol., 3 v. in 1, tav.Cuoio nero su assi lignee decorato a secco e in oro. Filetti concentrici. Cornici incrociate, anche negli angoli esterni, caratterizzate da serpentine entro coppie di motivi a dente di topo. Cucitura su sei doppi nervi in canapa. Tagli dorati e incisi. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura parzialmente scomparso ai piatti e lungo il dorso. Supporti tarlati. Ampia gora biancastra sul piatto posteriore. Angoli in parte sbrecciati. I supporti lignei, tardivi considerato il presumibile periodo di produzione, e le note tipografiche inducono ad assegnare la legatura alla fine del secolo XVI-XVII, verosimilmente eseguita in area tedesca.
Cuoio di bazzana marrone su cartone decorata a secco e in oro. Cornice costituita da due filetti. Fregio fitomorfo negli angoli interni dello specchio. Ampia placca ovale centrale munita della scritta “COLEGIVM CLEMENTINO”; in testa fregio costituito da quattro corolle allungate, mentre al piede campeggia un gallone munito di rettangoli trasversali, il tutto entro un serto di stelle a sei punte. Cucitura su tre nervi. Scompartimenti del dorso provvisti di rosetta pentalobata su sfondo libero. Tagli rustici. Stato di conservazione: mediocre – discreto. Materiale di copertura parzialmente scomparso in testa e al dorso. Fiore in parte mancante. Il richiamo a motivi presenti in legature romane coeve quali la scritta riferibile al collegio Clementino1, lo stemma al piede che ricorda quello di Clemente VIII (1592-1605)2, la rosetta pentalobata3 e il testo impresso a Lione, città in cui le maestranze italiane assoldate da editori stabilitisi a Lione (Giunta ed altri) continuano spesso a lavorare secondo tecniche e il gusto acquisiti nella madrepatria4, propongono di assegnare la legatura alla fine del secolo XVI – inizio XVII, verosimilmente eseguita in quella città.
16 F 109
Dasypodius, Petrus. Dictionarium Latino Germanicum et vice versa Germanico-latinum. Argentorati, excudebat Theodosius Rihelius, [1596?]. 8°, [428] c.Pelle di porco su assi smussate sui piatti e sui contropiatti decorata a secco. Cornice caratterizzata dai Riformatori (Martino Lutero – MAR; Filippo Melantone – PHIL; Erasmo da Rotterdam – ERAS; Jan Hus – IOHA). Placca centrale (90×55 mm) provvista dell’arca dell’Alleanza sormontata da due teste di cherubino alate, dalla Crocifissione e dallo Spirito Santo; Evangelisti (?) accantonati. Coppia di fermagli costituiti da altrettante contrograffe in ottone lanceolate munite di ornamento inciso in foggia di piramide, assicurate al piatto anteriore con due chiodi metallici e da due bindelle in pelle di porco collocate in apposita sede, solidali con il puntale metallico dal gancio all’estremità, ancorate a quello posteriore tramite una laminetta in ottone e due chiodi pure in ottone. Cucitura su tre nervi. Stato di conservazione: discreto. Marginali spellature. Fiore parzialmente scomparso. Alcune bruniture ai piatti. Il decoro della cornice1, le placche2, e le note tipografiche inducono ad assegnare la legatura alla fine del secolo XVI – inizio XVII, verosimilmente eseguita in Augusta dai successori di Kaspar Horneffer, ivi attivo in Augusta nel periodo 1562 – 1595, il figlio Jakob Horneffer prima, Gabriel Meelfürer (?) poi.
16 I 326
Fioravanti, Ottaviano. Illustrium poetarum flores. Lugduni, sumptibus Sybil. a Porta, 1590. 16°, 698, [6] p.• note di dettaglio
Cuoio bruno su assi lignee decorate a secco. Piatto anteriore percorso da tre bande fitomorfe incrociate variamente fissate tramite raggruppamenti di bulloni a testa emisferica, collocati negli angoli e al centro invece su quello posteriore. Coppia di fermagli e dorso rifatti. Cucitura su quattro nervi. Due coppie di piedi in ottone ai labbri inferiori. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura scomparso lungo il dorso. Volume restaurato1. Gli inediti motivi fitomorfi2 (cfr. Corali 17 A 147) che hanno superato i dettami cinquecenteschi di gusto moresco, suggeriscono di attribuire la legatura alla fine del secolo XVI – inizio XVII, eseguita in Italia.
Corali 17 A 135
Antifonario comune dei Santi e Officium mortuorum, in latino. [1460-1465 ca.]. Membr. (cart. le c. I-III); 545 x 385 mm; c. I-II + 122 c. + c. III; grafia gotica corale a inchiostro bruno, 6 righe di testo a piena pagina, indicazioni liturgiche a inchiostro rosso, porzioni di testo riscritte a inchiostro nero nel sec. XVIII.Corali 17 A 147
Victoria, Tomas Luis de. Hymni totius anni. Romae, apud Franciscum Zanettum (ex typographia Dominici Basae), 1581. fol., [2], 183, [1] p.Legatura alla quale sono stati applicati i piatti di un manufatto in cuoio bruno di capra su assi lignee decorate a secco. Piatti percorsi da tre bande fitomorfe incrociate. Cucitura su cinque nervi. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura scomparso lungo il dorso. Volume Restaurato a cura della Soprintendenza Bibliografica nel 19601. Gli inediti motivi fitomorfi2 (cfr. Corali 17 A 135) che hanno superato i dettami cinquecenteschi di gusto moresco, suggeriscono di attribuire la legatura alla fine del secolo XVI –inizio XVII, eseguita in Italia.
• note di dettaglio
Mss. Regg. D 9
Statuta artis et societatis magistrorum lignaminis et marangorum civitatis et episcopatus Regii. 1448-1674. Membr., cart. c. 31; 310 x 205 mm; 35 c., di cui bianca c. 32; scritto da diverse mani dei sec. XV- XVII.Cuoio di capra marrone su assi lignee decorato a secco e in lega d’oro. Filetti concentrici. Cornice caratterizzata da fogliami. Vaso fogliato e fiorito negli angoli interni dello specchio munito in testa del piatto anteriore della scritta “STAST: FABR:/LIGN:”. Cinque borchie dalla testa bombata in ottone di cui quella centrale entro un ovale dal margine a torciglione; sottostante ampia impronta circolare. Fermaglio costituito dalla bindella di restauro fissata tramite due chiodi lignei al piatto anteriore e dalla contrograffa lanceolata munita del sole raggiante con riccio di aggancio vuoto e la scritta «yhs». Cucitura su quattro nervi evidenziati da due filetti orizzontali in testa e al piede. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura scomparso. Spellature ai piatti. Volume restaurato. La cornice fitomorfa1 sottratta al gusto rinascimentale orientaleggiante e i vasi fogliati2 sembrano assegnare il manufatto alla fine del secolo XVI – inizio XVII, verosimilmente eseguita nell’Italia settentrionale. Il contenuto riferibile a diverse mani a partire del secolo XV rendono probabile non si tratti della prima legatura. Manufatto arcaicizzante e fermaglio di restauro come suggeriscono rispettivamente, i supporti lignei e la contrograffa lanceolata3 di foggia quattrocentesca o al più degli inizi del Cinquecento.