le antiche legature di pregio . il settecento
ITALIA SETTENTRIONALE
8 B 560
Soliani Raschini, Antonio. Dizionario militare-istorico-critico il quale, oltre i vocaboli antichi, e moderni appartenenti all’arte della guerra, contiene un trattato di essa in compendio. In Venezia, per Luigi Pavini, 1759. 4°, [8], 579, [5] p., [1] c. di tav. calcogr., antip.
Cuoio marmorizzato marrone su cartone decorato in oro. Margine esterno della cornice esterna provvisto di fogliami. Cartella interna caratterizzata da motivi fitomorfi negli angoli e dal decoro
à la dentelle lungo il bordo interno dello specchio. Nel secondo scompartimento del dorso entro un tassello in cuoio rosso la scritta in caratteri epigrafici “DIZIONAR./MILITARE/DEL C. A. RASCHI”; un melograno centrale entro un motivo fogliato a mensola in quelli residui. Capitello di testa in fili
écrus e verdi su anima circolare spezzata. Cucitura su cinque nervi. Tagli dorati. Stato di conservazione: mediocre – discreto. Diffuse gore biancastre ai piatti. Apprezzabili spellature del materiale di copertura. Supporti stanchi. Angoli ricurvi. Gli inediti fregi e le note tipografiche consentono di assegnare la legatura al terzo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguita nel Veneto. Il cuoio marmorizzato consiste in una tecnica volta a ottenere sul cuoio particolari effetti cromatici che richiamano le venature del marmo o le macchiettature del granito, ottenuti con l’applicazione a spugna, a tampone o a spruzzo di colori o di acidi mordenti, come potassa, solfato di ferro, acido acetico e acido nitrico. Il pellame usato più di frequente è il vitello nei colori nocciola e marrone scuro, in quanto più adatto alla maculatura. La marmorizzazione può essere eseguita direttamente dalla conceria al momento della tintura ma anche dai legatori stessi, sia prima di eseguire la legatura sia su legature già eseguite, quando la marmorizzazione deve essere limitata a riquadri o cornici. La marmorizzazione, che si presta a rendere meno visibili eventuali imperfezioni della pelle, può assumere molteplici aspetti. Se è caratterizzata da numerose macchie scure, piccole e irregolari viene detta
granité; se le piccole macchie sono molto fini, di colore vivo, viene detta
jaspé; e se sono un po’ più grandi,
moucheté. Se la venatura più scura imita l’aspetto dei nodi del legno, si chiama radica o
raciné; se ricorda il carapace di una testuggine,
écaille; se imita i cerchi concentrici di un tronco sezionato,
tree-calf. Legature in cuoio marmorizzato venivano già eseguite nel secolo XVI. Coperte marmorizzate sono state segnalate su un’aldina del 1503, legata non prima del 1513; su alcune legature del celebrato bibliofilo Jean Grolier, verso il 1540; di Enrico II, verso il 1550 (la biblioteca reale di Fontainebleau ne conserva esemplari di differente colore); di Maioli, verso il 1550-1560; e su una legatura di Jacques – Auguste de Thou, della fine del secolo. L’invenzione di questo tipo di marmorizzazione è da assegnare ai legatori veneziani verosimilmente inseriti nell’orbita di Aldo Manuzio, intenzionati a imitare i disegni dei marmi antichi che allora affascinavano gli umanisti. A Venezia, nel Rinascimento, le legature venivano marmorizzate anche a spugna o a spruzzo, con il pennello solitamente intriso di colore nero. Una legatura alla greca, in pelle colorata di marrone, marmorizzata di nero a tampone, è stata segnalata alla Biblioteca Marciana di Venezia su un testo stampato dalla bottega di Aldo Manuzio nel 1503. Quando la marmorizzazione veniva fatta dopo il montaggio del cuoio sulla legatura, i risvolti sull’unghiatura venivano tinteggiati; sui rimbocchi il colore poteva essere ripreso con una serie di pennellate dello stesso colore. Fu nel XVIII secolo che la marmorizzazione venne di gran moda e fu spesso direttamente eseguita nei riquadri centrali delle coperte (marmorizzazione a spruzzo nello specchio), nelle cornici e a pieno campo. L’impiego di acidi si è però rivelato nel tempo causa di degrado del cuoio che, a seconda della concentrazione, col tempo presenta corrosioni e bruciature anche gravi: il cuoio bruciato, sbriciolato, non tarda a cadere in polvere: sorte alla quale sfuggono in parte quelli
raciné, prodotti con acidi molto diluiti, e, naturalmente, i cuoi marmorizzati con pigmenti anziché con acidi. Esistono, anche se più rare, legature in cuoio marmorizzato con la stessa tecnica usata per le carte, mediante l’impiego di colori posati in sospensione su una base gelatinosa: una tecnica che non produce effetti corrosivi sul cuoio. In genere le coperte marmorizzate hanno poche decorazioni in oro: una semplice filettatura a volte dentellata, un sottile merletto o una greca lungo il bordo dei piatti. Inoltre la stessa marmorizzazione viene talvolta ripetuta con un elegante effetto cromatico sui tagli. Lungo il riquadro interno spicca, di gusto seicentesco, il decoro
à la dentelle o a pizzo
1 che indica la decorazione impressa generalmente in oro o lega d’oro (raramente a secco) per mezzo di piccoli ferri. Il termine è attribuito anche a decorazioni eseguite a rotella o con piastre. Questa decorazione è peculiare della seconda metà del secolo XVII e di buona parte del XVIII e s’ispira ai merletti di moda nell’abbigliamento sia maschile sia femminile; i disegni, infatti, vengono copiati dai volumi riproducenti la trama dei pizzi e delle trine degli abiti dei grandi signori. Le
dentelles pongono in risalto la cornice del piatto il cui centro rimane vuoto o è occupato dalle armi. I pizzi seicenteschi differiscono da quelli del secolo successivo. I primi sono formati da una cornice detta
dentelle droite o diritta caratterizzata da un disegno continuo impresso con una rotella sottile a filetto o a dente di topo alla quale è accostata, all’interno, una rotella con motivi tipici delle
dentelles: volute, sottili fregi floreali, spesso terminanti a punta. I secondi, di esecuzione più impegnativa, presentano un disegno a combinazione realizzato con una grande varietà di piccoli ferri rappresentanti uccelli, fiorellini, cuori, conchiglie, anelli, simboli campestri, stelline, contenuti in volute di fogliami stilizzati, prominenti agli angoli o al centro dei lati. Vengono definiti pizzi irregolari e dal 1720 circa resteranno in uso per oltre 50 anni.
Rota, Andrea. Notizie istoriche di s. Anselmo vescovo di Lucca, e protettore di Mantova coll’aggiunta di cose del santo inedite. In Verona, per Pierantonio Berno libraio nella via de’ Lioni, 1733. 8° [16], 384 p., [2] c. di tav. ripieg., ill.
Cuoio rosso cupo su cartone decorato in oro. Margine interno dello specchio munito di fregi fogliati. Mazzo fiorito e fogliato al centro degli scompartimenti del dorso. Cucitura su quattro nervi. Tagli dorati. Stato di conservazione: discreto. Materiale di copertura parzialmente scomparso in testa. Marginali spellature ai piatti. Cerniere indebolite. Angoli ricurvi. La probabile circoscritta diffusione del testo e le note tipografiche sembrano assegnare la legatura al secondo quarto del secolo XVIII verosimilmente eseguita nel Veneto. Il decoro confinato lungo la cornice1 è in linea con le costumanze italiane del periodo.
• note di dettaglio
Baruffaldi, Girolamo. Canzoni anacreontiche. Aggiuntovi un proginnasmo sopra lo stile d’Anacreonte, e sopra il troncamento delle parole nel fine del verso. In Venezia, appresso Gio. Battista Recurti, 1743. 8°, [24], CXXXI, [5] p.
Cuoio marmorizzato marrone e bruno su cartone decorato in oro. Cornice munita di monticelli esterni. Fiorone negli angoli interni dello specchio. Tagli dorati. Cucitura su cinque nervi. Gli inediti fregi1, la probabile limitata diffusione del volume in considerazione dell’argomento e del carattere economico, autorizza ad assegnare la legatura alla metà del secolo XVIII, verosimilmente eseguita nell’Italia settentrionale.
• note di dettaglio
Chiesa cattolica. Missæ in agenda defunctorum tantùm deservientes, ex missali romano recognito desumptæ, cum ordinario, & canone, ut in ipsis servatur. Ad usum, et commoditatem omnium ecclesiarum. Venetiis, ex typographia Andreae Poleti, 1755. 4°, 24 p.
Cartoncino xilografato a inchiostro. Cornice caratterizzata da teschi, ossa, nodi e cartelle. Un tendaggio negli angoli dello specchio; al centro la Morte a piena figura. Capitelli assenti. Taglio rustico. Cavalieri in pergamena lungo il taglio di gola. Stato di conservazione: mediocre – discreto. Materiale di copertura parzialmente svanito. Supporti stanchi. Angoli ricurvi. Il carattere economico e le note tipografiche consentono di attribuire la legatura al terzo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguita nel Veneto. Infrequenti gli esemplari1 con questo tipo di legatura, tenuto conto della deperibilià del materiale di copertura. Le coperte editoriali sono conosciute in Italia nel Settecento, secolo che vide la fortuna delle gratulatorie veneziane. In particolare in Italia, le coperte illustrate furono una specialità della famiglia Remondini di Bassano che ne iniziò la produzione verso il 1730. I motivi stampati a xilografia o con placche di metallo, erano soggetti religiosi o derivati da ricchi disegni tessili dell’epoca. Il tradizionale punto debole del genere risiede nel fragilità del materiale di copertura. L’elevato numero di cavalieri2 testimonia il possibile intenso utilizzo del volume.
• note di dettaglio
Calini, Orazio. Jefte tragedia dedicata all’altezza reale di Ferdinando di Borbone. In Brescia, per Giammaria Rizzardi, 1774. 4º, XVI, 114, [2] p., [2] c. di tav.
Cuoio marmorizzato marrone e bruno su cartone decorato in oro. Cornice costituita da un filetto. Fregio fitomorfo negli angoli dello specchio. Dorso liscio. Nel secondo compartimento tassello in corame con gli estremi dell’opera. Tagli dorati. Stato di conservazione: discreto – buono. Angoli ricurvi. Il testo dalla probabile limitata diffusione, e le note tipografiche assegnano la legatura all’ultimo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguita nell’Italia settentrionale.
Querini, Angelo Maria. Tiara et purpura Veneta ab anno 1379. ad annum 1759. Serenissimae Reipublicae Venetae a civitate Brixiae dicata, Brixiae, excudebat Joannes-Maria Rizzardi, 1761. 4°, [8], XII, 1-452, [2], 453-454, [2] p., IV c. di tav. ripieg. [Prima parte dell’opera di Angelo Maria Querini, seconda e terza di Giangirolamo Gradenigo].
Cuoio marmorizzato policromo su cartone decorato in oro. Fregio fitomorfo accantonato in punta d’angolo esterno della cornice costituita da monticelli e filetti continui. Nel secondo scompartimento del dorso il tassello in corame rosso recita “TIARA / ET / PURPURA / VENETA”; fiorone centrale entro fogliami accantonati in quelli residui. Cucitura su sei nervi. Tagli colorati in rosso. Stato di conservazione: discreto. Cerniere indebolite. Angoli ricurvi. La verosimile diffusione locale del volume e le note tipografiche inducono ad attribuire la legatura al terzo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguita nell’Italia settentrionale.
Du Sault, Paul. Avvisi e riflessioni sopra le obbligazioni dello stato religioso; per animare quelli che l’hanno abbracciato, ad adempiere la loro vocazione … Composta da un monaco benedettino della Congregazione di San Mauro. E tradotta dal francese da un altro monaco. Tomo primo (-secondo), Venezia, presso Tommaso Bettinelli, 1780. 8°, 2 v.
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Cuoio bruno su cartone decorato in oro. Cornice costituita da un filetto affiancata da fregi fitomorfi lungo il margine interno dello specchio. Piantina con ghianda negli angoli interni dello specchio, ripetuta al centro degli scompartimenti del dorso entro un coppia di cerchielli pieni, motivi cuoriformi e di fogliami accantonati, tranne nel secondo caratterizzato dal tassello in cuoio rosso che recita “AVVISI/E RIFLESS/T.I.II.”. Cucitura su quattro nervi. Tagli colorati in rosso. Stato di conservazione: mediocre – discreto. Materiale di copertura parzialmente scomparso in testa del dorso. Spellature ai piatti, specie a quello anteriore. L’argomento dalla probabile limitata diffusione, gli inediti fregi e le note tipografiche inducono ad assegnare la legatura all’ultimo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguita nell’Italia settentrionale.
De contemptu mundi sive De imitatione Christi libri quatuor. Auctore Joanne Gersen abbate Vercellensi, ordinis S. Benedicti, ex decem Mss. auctori eidem, atque integritati restituti, nunc tandem primum Romae recusi, juxta editiones Parisiensis, Romae, & Bononiae, ex typographia Lelii a Vulpe, 1724. 24°,[56], 423, [1] p., [1] c. di tav.
Cuoio bruno su cartone decorato in oro. Cornice costituita da una serpentina e da un filetto grasso. Rami fronzuti negli angoli interni dello specchio. Dorso liscio. Rosetta esalobata negli scompartimenti. Tagli colorati in rosso. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura in fase di distacco lungo il dorso. Spellature ai piatti. Angoli sbrecciati. I rami fronzuti, che ricordano quelli adottati dalla torinese bottega dei Regi Archivi attiva dal 1720 al 1850 circa, suggeriscono di assegnare la legatura all’ultimo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguita nell’Italia settentrionale.
• note di dettaglio
Polini, Carlo, De juris divini et naturali origine Caroli Polini S. Martini Abbatis libri tres. Brixiae, excudebat Jacobus Turlinus, 1750. 4°, [16], 430, [2] p., [1] c. di tav., ill.
Cuoio marmorizzato marrone su cartone decorato in oro. Cornice caratterizzata da archetti alternati a filetti perlati. Vasi, cartelle e fogliami lungo il margine interno dello specchio. Nel secondo scompartimento del dorso un tassello in cuoio rosso recita “De/Juris Div./Et Nat./Origine”; un fregio fitomorfo su base quadrata entro volute fogliate accantonate. Cucitura su cinque nervi. Tagli dorati. Stato di conservazione: mediocre – discreto. Marginali spellature. Cerniere indebolite. La probabile limitata diffusione, gli inediti motivi e le note tipografiche consentono di assegnare la legatura al terzo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguita in Lombardia.
Ferrario, Dionigi Maria. Esame sopra la dissertazione del regio matematico padre Lecchi, intitolata Considerazioni dirette all’ill.ma congregazione di patrimonio dell’eccellentissima città di Milano intorno alla terza diversione del torrente Redefosso per il nuovo cavo progettato al di sotto de’ mulini della Vecchiabbia. In Milano, nella regia ducal corte per G. Richino Malatesta, [1763]. fol., 94 p., ill.
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Cuoio di capra su cartone decorato in oro. Cornice caratterizzata da coppie di volute e da motivi fitomorfi alternati a uccelli. Vaso munito di fregi fioriti e fogliati negli angoli dello specchio. Scompartimenti ornati con rosette dagli otto lobi vuoti entro volute fitomorfe accantonate. Cucitura su sei nervi. Tagli dorati. Stato di conservazione: discreto. Materiale di copertura parzialmente scomparso in testa al dorso.-Marginali spellature. Angoli ricurvi. L’inedito decoro, il carattere locale dell’argomento e le note tipografiche consentono di assegnare la legatura al terzo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguita in Lombardia. Caratteristico per il periodo, il decoro confinato lungo il margine dello specchio1, in massima parte muto. La Biblioteca Estense di Modena custodisce 3 manufatti dall’analogo impianto ornamentale2.
• note di dettaglio
Strange, John. De’ monti colonnari e d’altri fenomeni vulcanici dello Stato Veneto. In Milano, per Giuseppe Marelli, 1778. 4°, LXX, [2] p., [22] c. di tav. ill.
Cuoio marmorizzato marrone e bruno su cartone decorato in oro. Cornice caratterizzata da monticelli e tratteggi diagonali avvinti da fogliami. Fiorone negli angoli interni dello specchio ripetuti negli scompartimenti del dorso liscio, tranne nel secondo provvisto del tassello recante gli estremi dell’opera. Cucitura su cinque nervi. Tagli dorati. Stato di conservazione: discreto. Marginali spellature. Angoli ricurvi. Il genere di cornice1 che ricorda quelle presenti in legature settecentesche prodotte a Begamo2, città appartenuta alla Serenissima dal 1428 al 1797, e l’argomento del volume sembrano assegnare la legatura all’ultimo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguita nel Veneto. Usuale decoro settecentesco confinato lungo la cornice dallo specchio, qui sostanzialmente muto.
• note di dettaglio
Lafosse, Etienne-Guillaume. Guida del maniscalco. Tradotta da un torinese accresciuta di varie note ed osservazioni ed arricchita di molti rami. In Pinerolo, nella stamperia di Peyras e Scotto, 1781. 4º, 386, [4] p., 13 c. di tav. ripieg.
Cuoio marmorizzato marrone e bruno su cartone decorato a secco e in oro. Filetti concentrici. Cornice dorata fitomorfa. Ghianda negli angoli interni dello specchio. Palmetta negli scompartimenti del dorso. Cucitura su quattro nervi. Tagli spugnati in rosso e verde. Stato di conservazione: mediocre – discreto. Apprezzabili spellature alla coperta. Angoli ricurvi. L’inusuale genere di cornice1 e le note tipografiche sembrano assegnare la legatura all’ultimo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguita nell’Italia settentrionale.
• note di dettaglio
Accademia di pittura scultura ed architettura <Venezia>. Statuto e prescrizioni della pubblica accademia di pittura, scultura, ed architettura instituita nella città di Venezia per decreto dell’eccellentissimo senato. [Venezia], nella stamperia Savioniana, 1782. 4°, LI, [1] p., 1 antip. calcogr.
Cuoio marmorizzato marrone e bruno su cartone decorato a secco e in oro. Cornice fitomorfa. Fiorone negli angoli interni dello specchio. Dorso liscio. Scompartimenti delimitati da una coppia di filetti orizzontali, muniti di un fiore al centro. Tagli dorati. Stato di conservazione: mediocre – discreto. Marginali spellature. Cerniere indebolite. Angoli ricurvi. Gli inediti fregi e le note tipografiche sembrano proporre l’attribuzione della legatura all’ultimo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguita nell’Italia settentrionale.
Zachariae, Friedrich Wilhelm. Le quattro parti del giorno dall’originale tedesco di Federico Guglielmo Zaccaria trasportate in verso italiano dall’abate Carlo Belli per occasione delle felicissime nozze del signor co. Giovanni Ferro, e della signora cont.sa Leopoldina di Staremberg. Bassano, s. t., 1778. 8°,VIII, 138, [2] p.
Cuoio verde cupo su cartone decorato in oro. Margine della cornice costituito da filetto semigrasso e magro, caratterizzato da coppie di fogliami arcuati, fiorami, cestini fioriti, cerchielli pieni. Cucitura su cinque nervi. Fiorone negli scompartimenti delimitati da due bande orizzontali a due filetti e fregi fitomorfi. Tagli dorati. Stato di conservazione: discreto – buono. Marginali spellature. Angoli ricurvi. L’argomento del testo, la probabile confidenziale diffusione del volume e le note tipografiche orientano ad attribuire la legatura all’ultimo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguita nel Veneto. Doratura abilmente eseguita.
Scarselli, Flaminio. L’ Apocalisse di s. Giovanni in versi italiani ridotta da Locresio P. A. con le Lamentazioni di Geremia pure in versi italiani ridotte da Benedetto Menzini. In Milano, nella stamperia della Biblioteca Ambrosiana, appresso Giuseppe Marelli, 1750. 12°, 159, [1] p.
Cuoio marmorizzato marrone e bruno decorato in lega d’oro. Margine esterno della cornice caratterizzato da motivi a dente di topo, interno da palmette entro nastri mossi. Ampia scritta centrale “IHS”: in testa la Croce, al piede il cuore trafitto dai tre chiodi della Passione. Cucitura su tre nervi. Tagli con tracce di colorazione in azzurro. Stato di conservazione: mediocre – discreto. Materiale di copertura parzialmente mancante ai piatti e lungo il dorso. Angoli ricurvi e sbrecciati. Il decoro lungo il margine della specchio1, la scritta centrale2 (cfr. 17 G 364) e le note tipografiche assegnano la legatura al terzo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguita in Lombardia.
• note di dettaglio
Versi sciolti di tre eccellenti moderni autori con alcune lettere all’Arcadia di Roma. Parte prima [-seconda]. Milano, appresso Giuseppe Marelli, 1758. 12°, 2 v., 319 p.
Carta spugnata su cartone decorata in lega d’oro. Margine interno della cornice caratterizzato da ampie palmette e da fregi fitomorfi entro nastri mossi. Ampia scritta centrale “IHS”: in testa la Croce, al piede il cuore trafitto dai tre chiodi della Passione. Dorso liscio. Tagli colorati in azzurro. Stato di conservazione: mediocre – discreto. Materiale di copertura parzialmente mancante ai piatti e lungo il dorso. Angoli ricurvi. Il decoro lungo il margine dello specchio1, la scritta centrale2 (cfr. 17 G 362) e le note tipografiche assegnano la legatura al terzo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguita in Lombardia.
• note di dettaglio
Poesie scelte ad uso de’ giovani scolari della Compagnia di Gesù. Venezia. Benedetto Milocco,1757. 16°, 278 p.
Cuoio di bazzana marrone rossiccio su cartone decorato in oro. Garofano negli angoli interni dello specchio, ripetuto negli scompartimenti del dorso. Cucitura su quattro nervi. Tagli dorati. Stato di conservazione: mediocre. Marginale assenza di materiale di copertura in testa al dorso. Apprezzabili spellature ai piatti. Angoli ricurvi. Il carattere economico della pubblicazione, attestato dal materiale di copertura utilizzato, e le note tipografiche inducono ad assegnare la legatura al terzo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguita nel Veneto.
Psalterium chorale secundum consuetudinem Santae Romanae Ecclesiae [senza frontespizio, ma: Venetiis, ex Typ. Balleoniana, 1772], fol., 485 p.
Cuoio testa di moro goffrato su assi lignee decorato a secco. Filetti concentrici. Cornici caratterizzate da fregi fitomorfi e da fioroni, ripetuti i primi nell’ampia losanga centrale, i secondi negli angoli interni dello specchio. Cantonali su lamina piatta in ottone dal margine caratterizzato da incavi assicurati tramite dei chiodi metallici. Quattro borchie pure in ottone dalla testa emisferica. Tracce di due fermagli costituiti dai lacerti di altrettante bindelle dall’anima in pelle allumata assicurata al piatto anteriore tramite tre chiodi metallici a testa piatta e dai residui di un paio di contrograffe in foggia di trapezio ancorate a quello posteriore con un chiodo metallico. Cucitura su sei nervi. Nutrita serie di cavalieri in pergamena lungo il taglio di gola. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura rifatto lungo il dorso1. Il genere di manufatto e le note tipografiche consentono di assegnare la coperta all’ultimo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguito nell’Italia settentrionale. In evidenza la nutrita serie di cavalieri2 lungo il taglio di gola.
• note di dettaglio
Chiesa cattolica. Psalterium Romanum dispositum per hebdomadam ad normam Breviarii ex Decreto sacrosanti Concilii Tridentini restituti. Venetiis, ex Typ. Balleoniana, 1772. fol., 485 p.
Cuoio di bazzana nocciola su assi lignee decorata a secco. Cornici munite di rami fronzuti ripetuti nell’ampia losanga centrale. Al piede del piatto posteriore l’ampia etichetta cartacea recita “Psalterium”. Cantonali in lamina piatta d’ottone assicurata con sei chiodi metallici, tre e quattro borchie emisferiche rispettivamente sul quadrante anteriore e posteriore. Tracce di due fermagli. Cucitura su sei nervi. Tagli colorati in blu. Stato di conservazione: discreto. Diffuse spellature ai piatti. Materiale di copertura in fase di distacco in testa e al piede del dorso. Cerniere indebolite1. Le note tipografiche orientano ad assegnare la legatura all’ultimo quarto del secolo XVIII, verosimilmente eseguita nell’Italia settentrionale.
• note di dettaglio
Statuto dell’arte degli orefici. 1712. Membr.; 280 x 195 mm; 34 p. + 16 c. n.n. (di cui bianche le p. 1-2 e le c. 5, 7, 8); scrittura di don Francesco Franchi.
Cuoio bruno su cartone decorato in oro. Coppia di due filetti collegati negli angoli. Fregio costituito da quattro corolle addossate negli angoli interni dello specchio. Motivo centrale fitomorfo. Doppia coppia di lacci in tessuto verde. Cucitura su cinque nervi. Stato di conservazione: discreto. Spellature (specie al piatto posteriore) e bruniture ai piatti. Angoli ricurvi. L’impianto ornamentale costituito dalla coppia di due filetti collegati negli angoli (cfr. Mss. Regg. D 10), l’inedito motivo fitomorfo centrale e l’epoca di redazione consigliano di ritenere la legatura propria del secolo XVIII, verosimilmente eseguita nell’Italia settentrionale.