Enzo salomone legge Pasolini – PPP: la Vita, l’Italia, la Storia



Reading di testi scelti
accompagna al violoncello Alessandro Andriani

Pier Paolo Pasolini ha avuto con l’Italia un rapporto complesso, profondo e contraddittorio — un legame di amore e conflitto, di appartenenza e rifiuto. La sua opera è attraversata da una tensione costante verso il Paese in cui è nato e che ha amato visceralmente, ma che allo stesso tempo ha criticato con durezza. In fondo, Pasolini non smette mai di amare l’Italia, anche quando la denuncia. La considera la sua madre corrotta e perduta, verso cui prova pietà e rabbia insieme. La sua morte violenta nel 1975 sembra quasi il simbolo tragico di questo scontro insanabile tra un intellettuale e il suo Paese.
Pasolini ha scritto e parlato del tricolore, ma non come simbolo patriottico in senso tradizionale. Lo vedeva piuttosto come un segno dell’Italia ufficiale, estraneo al popolo vero. La sua “bandiera” era fatta di volti, linguaggi e sofferenze quotidiane.
Nelle sue opere e interviste, la bandiera italiana compare raramente come emblema nazionale da celebrare; piuttosto, egli la usa come simbolo problematico, legato al tema dell’identità italiana, della retorica patriottica e del rapporto fra popolo e Stato. Se c’è un “tricolore” che Pasolini amava, era quello umano e plurale del popolo italiano: i dialetti, le periferie, i volti dei sottoproletari, le differenze regionali. In un certo senso, il suo patriottismo era poetico, non politico; un amore per l’Italia reale, concreta, povera e imperfetta, non per la nazione idealizzata dei monumenti o delle parate.

> Per l’occasione la Biblioteca delle Arti sarà aperta in orario continuato fino alle 18.00.


ingresso libero

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