francia
le antiche legature di pregio . il seicento
FRANCIA
10 E 221 | 13 A 346-347 | 13 A 354 | 13 A 434 | 13 A 438 | 13 B 134-135 | 13 B 307 | 13 C 104-107 | 13 K 477 | 14 E 11 | 15 I 122 | 15 I 171 | 15 I 1121 | 16 A 134-135 | 16 B 131 | 17 A 82-87 | 17 A 121 | 17 A 122 | 17 G 663 | Monducci 107 | Scaff. 17 A 22
10 E 221
Streinnius, Richardus. De gentib. et familiis Romanorum. Venetiis, ex aedib. Manutianis, 1571. 4°, [16], 229, [3] p.
Cuoio marmorizzato marrone su cartone decorato in oro. Cornice caratterizzata da due filetti che delimitano le armi di Mathieu Coignet- De la Thuilerie. Nel secondo scompartimento del dorso la scritta in caratteri capitali “STRE/DE/FAM. R”; monogramma complesso in quelli residui. Cuciture su sei nervi. Tagli spruzzati di rosso. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura parzialmente bruciato e scomparso, anche in testa al dorso. L’elevato numero di nervi in rapporto al formato, il dorso stretto, le armi1 riferibili a Mathieu Coignet- De La Thuilerie2 (1596-1653) e i monogrammi complessi3 autorizzano ad assegnare la legatura alla prima metà del secolo XVII eseguita in Francia.
13 A 346-347
Plantavit de la Pause, Jean. Florilegium biblicum, complectens omnes vtriusque Testamenti sententias Hebraice & Græce, cum versione Latina & breui iuxta literalem sensum commentario illustratas, auctore Ioanne de Planteuit de la Pause lodouensium in Gallia Narbonensi episcopo & domino. Lodouae, typis Arnaldi Colomerii, typographi regii tolosani, 1645. fol, [12], 963, [77] p.Cuoio di capra rosso su cartone decorato in oro. Cornice caratterizzata da due filetti. Stemma prelatizio ovale caratterizzato dallo scudo inquartato sormontato dalla corona comitale, munito della circostante scritta “IO. DE PLANTEVIT DE LA PAVSE EPS LODOVEN MONTISBRVNI COMES”. Quattro corolle stilizzate su base losangata al centro degli scompartimenti del dorso. Cucitura su sei nervi. Stato di conservazione: discreto. Apprezzabili bruniture ai piatti. Angoli ricurvi. Lo stemma riferibile al vescovo Jean Plantevit de la Pause (1576-1651), vescovo di Lodève, il dorso arrotondato e le note tipografiche consentono di assegnare la coppia di legature alla metà del secolo XVII, verosimilmente eseguite in Francia. Cuoio di buona qualità. La Biblioteca Casanatense di Roma possiede un esemplare1 munito delle armi di questo prelato.
Cuoio di capra rosso su cartone decorato in oro. Cornici caratterizzate da motivi à la dentelle e fitomorfi. Gigli bocciolati lungo il margine dello specchio, ripetuti entro fregi fitolorfi filigranati negli scompartimenti del dorso. Armi centrali di Francia e di Navarra in uso durante il regno di Luigi XIV (1643-1715). Cucitura su sei nervi. Tagli dorati. Stato di conservazione: discreto. Bruniture ai piatti. Angoli ricurvi. I fregi1 e le note tipografiche consentono di attribuire la legatura alla metà del secolo XVII, verosimilmente eseguita a Parigi, stante lo stemma centrale. Da escludere l’attribuzione a Antoine Ruette2 quale artefice del manufatto: alcun fregio è riferibile a questo atelier. Per un analogo esemplare cfr. 13 A 434. Legatura pubblicata3.
• note di dettaglio
13 A 434
Ignacio de Loyola . Exercitia spiritualia S.P. Ignatii Loyolae, Parisiis, e Typographia Regia, 1644. fol, [4], 302, [6] p.Cuoio di capra rosso su cartone decorato in oro. Cornici caratterizzate da motivi à la dentelle e fitomorfi. Gigli bocciolati lungo il margine dello specchio, ripetuti entro fregi fitolorfi filigranati negli scompartimenti del dorso. Armi centrali di Francia e di Navarra in uso durante il regno di Luigi XIV (1643-1715). Cucitura su sei nervi.Tagli dorati. Stato di conservazione: mediocre – discreto. Cerniere indebolite. Angoli ricurvi. Per il commento cfr. 13 A 354.
13 A 438
Philostratus Maior. Les images ou Tableaux de platte peinture des deux Philostrates Sophistes grecs et les statues de Callistrate mis en francois par Blaise de Vigenere … par Artus Thomas sieur d’Embry, Paris, chez Sebastien Cramoisy, 1637. fol., [18], 921, [47] p., ill.Cuoio marmorizzato bruno su cartone decorato in oro. Cornice costituita da due filetti. Stemma nobiliare cimato centrale. Nel secondo scompartimento del dorso la scritta in caratteri capitali “TABLEAUX DE/PHI[LOS]TRATE”; monogramma centrale complesso in quelli residui. Cucitura su sei nervi. Tagli spruzzati di rosso e azzurro. Stato di conservazione: discreto. Volume restaurato. Il genere di stemma1e i monogrammi complessi2 e le note tipografica consigliano di assegnare la legatura al secondo quarto del secolo XVII, verosimilmente eseguita in Francia. Il monogramma è un ornamento composto dalle iniziali di un nome e di un cognome, riunite in un solo segno grafico. Se costituito da due lettere, per esempio hd (Henri e Diane), viene chiamato più propriamente digramma; da tre lettere, come ihs (o JHS, per Jehsus), trigramma; da quattro lettere, come IADT (Jacques-Auguste de Thou), tetragramma. Monogrammi incisi su metallo compaiono su cantonali, borchie e fermagli nel periodo gotico e rinascimentale, soprattutto in area nordica. Il riferimento ha solitamente carattere religioso: comuni il monogramma costantiniano in lettere greche XP per Christos, il trigramma JHS per Jehsus, M per Maria. In seguito, il monogramma diventa segno di possesso su libri propri o di offerta; di solito esso viene impresso in oro sulla coperta o sul dorso dei volumi. Spesso le lettere sono intrecciate, così da formare complesse composizioni. Ricordiamo, a questo proposito, i celebri monogrammi di Enrico II di Francia, Diana di Poitiers (HD), Caterina de’Medici (HC) e del bibliofilo Tommaso Mahieu o Maioli (TDM). Monogrammi semplici o complessi come qui, che affiancano lo stemma del possessore del libro si diffondono in Francia verso il 1550 circa; avranno fortuna per un secolo circa, mentre in Italia, nello stesso periodo, sono piuttosto rari. Ritorneranno in uso in tutta Europa e anche in Italia nel XIX secolo, sotto forma di eleganti intrecci di lettere nello stile grafico del tempo, spesso coronati, impressi in oro o ricamati su seta o su velluto; più raramente sotto forma di preziose lavorazioni in argento su piccoli libri devozionali.
• note di dettaglio
13 B 134-135
Giuntini, Francesco. Speculum astrologiae. Lugduni, in officina Q. Phil. Tinghi, apud Simphorianum Beraud (coloph. 1° v.: excudebat Joannes Quadratus), 1581-1583. fol., 2 v., ill.Cuoio di bazzana marrone su cartone decorata in oro. Stemma prelatizio centrale: scudo munito di testa di moro rivolta verso sinistra (destra araldica) entro tre stelle a sei punte sormontata da corona marchionale. Cucitura su sei nervi. Stato di conservazione: mediocre. Fiore scomparso. Angoli ricurvi. Il genere di stemma1, non individuato in Guigard 1870-1872, i numerosi nervi e le note tipografiche assegnano la coppia di legature al secolo XVII eseguite in Francia.
13 B 307
Richelieu, Armand -Jean du Plessis, cardinal de. Traitté qui contient la methode la plus facile et la plus asseurée, pour conuertir ceux qui se sont separez de l’Eglise. Paris, chez Sebastien Cramoisy, 1651 (A Paris, de l’imprimerie d’Antoine Vitre’ imprimeur du clergè, 1651). fol., [16], 677, [1] p., [1] c. di tav.Cuoio marmorizzato marrone su cartone decorato in oro. Cornice caratterizzato da un filetto. Armi centrali riferibili al cardinale de Richielieu. Cucitura su sei nervi. Tagli con tracce di colorazione in rosso. Stato di conservazione: mediocre – discreto. Spellature ai piatti. Cerniere indebolite. I numerosi nervi, le armi1, le note tipografiche e la storia del volume consentono di assegnare la legatura al terzo quarto del secolo XVII verosimilmente eseguita a Parigi, stante il ruolo egemone svolto dalla città lumière nel commercio librario transalpino. Armand – Jean du Plessis de Richelieu (1585-1642). Ministro di Stato francese, inviò emissari in tutta Europa alla ricerca di manoscritti e testi a stampa che fossero interessanti destinati a costituire una importante biblioteca. I volumi recano per lo più le insegne dell’episcopato; diversi i ferri rilevati. Il manufatto proposto non è appartenuto al cardinale: lo stemma è stato impresso alla Sorbona alla quale fu annessa la sua biblioteca, allorquando per facilitare nel 1691 la vendita degli esemplari doppi, fece stampare le armi del cardinale presenti anche su volumi acquisiti dopo la sua scomparsa. Legatura pubblicata2.
• note di dettaglio
13 C 104-107
Bartolomeo da Castelvetro. A.r.p. Bartholomaei de Barberiis a Castro-Vetro … Glossa seu summa ex omnibus s. Bonaventurae expositionibus in Sacram Scripturam exacte collecta, & in facilem usum studiosis, ac concionatoribus secundum ordinem biblicum concinnata. Tomus primus [- quartus], Lugduni, apud Anissonios, & Joan. Posuel, 1681-1685. fol., 4 v.Cuoio di vitello su cartone decorato in oro. Due coppie di cornici a due filetti. Un fiorone negli angoli esterni del riquadro interno. Nel secondo e terzo scompartimento del dorso campeggiano rispettivamente le scritte “GLOSSA/IN SACR/SCRIPT” e “TOM. 1. [-4.]”; un fiorone centrale entro volute accantonate e cerchielli pieni. Cucitura su sei nervi. Tagli spruzzati di rosso. Stato di conservazione: mediocre – discreto. Spellature ai piatti. Cerniere indebolite. Angoli in parte sbrecciati. Il decoro à la Du Seuil (per la nozione cfr. Inc. D 46) e le note tipografiche consentono di assegnare la serie di legature all’ultimo quarto del secolo XVII, verosimilmente eseguite in Francia.
13 K 477
Busenbaum, Hermann. Medulla theologiae moralis, facili ac perspicua methodo resoluens casus conscientiae ex variis probatisque authoribus concinnata à R.P. Hermanno Busenbaum è Societate Iesu, … Poenitentibus aequè ac confessariis perquam vtilis. Editio vigesimaprima & vltima, ab auctore recognita, & plurimùm aucta. Lugduni, sumpt. Guillelm. Barbier, Ioannis Girin, & Franc. Comba, 1662. 12º, [24], 649 [i.e. 645], [3] p.Cuoio di capra rosso cupo su cartone decorato in oro. Coppia di cornici all’antica. Motivo fogliato negli angoli esterni e interni del riquadro interno, ripetuto al centro degli scompartimenti entro cerchielli pieni, stelline e grottesche accantonate. Specchio muto. Cucitura su cinque nervi. Tagli dorati. Stato di conservazione: mediocre – discreto. Materiale di copertura parzialmente scomparso sul piatto posteriore Cerniere indebolite. Il decoro à la Du Seuil (per la nozione cfr. Inc. D 46) e le note tipografiche assegnano la legatura terzo quarto del secolo XVII, eseguita in Francia.
14 E 11
Sophocles. Tragoediae VII. Ex adverso respondet Latina interpretatio, in qua verbum verbo reddidit Vitus Winsemius. Carminum ratio ex Gul. Cantero observata; additis eius notis. Heidelbergae, apud Hieronymum Commelinum, 1597. 8° 701 p.Cuoio di capra rosso su cartone decorato in oro. Coppie di cornici all’antica. Composizione a piccoli ferri negli angoli esterni del riquadro interno, ripetuta al centro degli scompartimenti del dorso entro volute accantonate, dal terzo al sesto. Corolle stilizzate, grottesche, cerchielli pieni e vuoti negli angoli interni dello specchio, genere ornamentale ripetuto lungo il margine della cartella tetralobata centrale muta. In testa al dorso, il tassello in cuoio rosso recita “AD/VSVM/REGINÆ”; sottostante iscrizione “SOPHOCLES”. Cucitura su cinque nervi. Tagli dorati. Stato di conservazione: discreto. Marginali spellature ai piatti. Cerniere indebolite. Angoli ricurvi. Il genere di impianto ornamentale imperniato sul decoro a piccoli ferri1 in uso fino alla fine del secolo XVII2 e le note tipografiche sembrano assegnare la legatura alla prima metà del secolo XVII, verosimilmente eseguita a Parigi. Non risulta fondatamente attribuibile ai più noti legatori del tempo: Macé e Antoine Ruette, Le Gascon, Florimond Badier, Maitre doreur, bottega Pierre Rocolet – Antoine Padeloup. Manufatto appartenuto alla regina Cristina di Svezia come indica il tassello provvisto della dicitura “AD VSVM REGINÆ” che indica i volumi acquistati già legati dalla Regina di cui almeno diciannove3 esemplari sono noti. Diversi tra essi recano il testo impresso in Francia. L’elenco di legature su testo stampato tra il 1540 e il 1680 sembra indicare che il tassello, sempre realizzato alla stesso modo, sia stata apposto in Italia. La circostanza non esclude che le legature più antiche siano state acquistate mentre Cristina si trovava in Francia. L’esemplare proposto si aggiunge alle 1854 legature realizzate per la regina fino ad oggi censite. Nata a Stoccolma il 18 dicembre 1626, scomparsa a Roma il 19 aprile 1689, unica figlia di Gustavo Adolfo Wasa, re di Svezia, e di Maria Eleonora di Brandeburgo, dopo la morte del padre il 16 novembre 1632, nella battaglia di Lützen, fu educata dal cancelliere Axel Oxenstierna con piglio maschile, circostanza che probabilmente ne spiega il comportamento per diversi aspetti, eccentrico. Salì al trono diciottenne nel 1644. Fin da giovanissima, affascinata dalla cultura, fosse essa letteraria o scientifica, aveva mostrato grande interesse per i libri: nel corso dei suoi dieci anni di regno, costituì una grande biblioteca di manoscritti e di libri a stampa acquistati per lei da studiosi di chiara fama, quali Isaac Vossius e Nicolas Heinsius. Lo stesso Descartes, nel 1649, si convinse a recarsi in Svezia ad insegnare filosofia alla Regina, ma non resse agli orari, al clima ed alle pretese di Cristina, donna brillante ed intelligente, ma volubile e velleitaria. Alcuni Gesuiti ammessi alla Corte come interpreti, avevano tessuto attorno alla Sovrana una sottile trama, spingendola alla conversione. La decisione era maturata durante una terribile febbre che le aveva fatto temere il peggio: Cristina aveva fatto voto di consacrarsi a Dio, se fosse rimasta in vita. Nel 1652 si era segretamente convertita al cattolicesimo: detestava il rigore dei protestanti. Il suo profondo orgoglio le impediva di nascondere la sua fede cattolica, ma per ragioni di Stato, non poteva abiurare. Più interessata allo studio che alla politica e refrattaria al matrimonio: desiderosa di libertà e di cambiamento, incapace di far fronte alla situazione politica che lei stessa aveva creato, soggetta a gravi difficoltà finanziarie causate dalla sua imprudente amministrazione, dopo dieci anni di regno, il 6 giugno 1654, abdicò in favore del cugino Carlo Gustavo: lasciò la Svezia raggiungendo Anversa ed in seguito, Bruxelles, città in cui fece ad un padre domenicano, la dichiarazione di fede il 24 dicembre 1654. Da qui partì per Roma, ove giunse il 20 dicembre 1655, accolta trionfalmente dal Pontefice Alessandro VII Chigi e da tutto il mondo cattolico. Libera da impegni di governo, si dedicò totalmente alla cultura. Se ebbe un vero culto per i classici latini, in particolare per l’opera di Tacito, fu anche molto attratta dalla scienza che in questi anni, nonostante la condanna di Galilei, conosceva un periodo di fermento innovativo, ma ebbe interesse anche per la chiromanzia, l’astrologia e l’alchimia. A Roma, trascorse alcuni mesi tra il 1655 ed il 1656, alloggiata a palazzo Farnese. Si recò poi a Parigi, città in cui acquistò alcuni manoscritti e ritornò poi a Roma nel maggio del 1658. Dal 1659 abitò a palazzo Riario dove visse conformemente al suo censo, dedicandosi alla lettura dei classici: conosceva il greco, il latino e parlava correntemente il francese e il tedesco Si interessò all’astrologia ed all’alchimia, circondata da studiosi e da cardinali. Fondò e diresse una accademia, l’Arcadia, in seno alla quale si organizzarono discussioni, feste e concerti. Nel 1672 inaugurò un teatro per la rappresentazione di spettacoli e di melodrammi; nel contempo ampliò la sua amata biblioteca. Fu la più intellettuale Sovrana del Seicento. Intervenne per difendere dalle persecuzioni i più celebri convertiti al cattolicesimo, ma non esitò a protestare con Luigi XIV per quelle ai protestanti francesi: continuava a sentirsi sua pari. Si sono anche supposte oscure manovre politiche da lei intessute con il Cardinale Mazarino e con la Corte di Francia, per ottenere il Regno di Napoli e di un suo coinvolgimento nell’assassinio di un suo presunto amante. I prelati romani non apprezzarono la sua ironia sulla ipocrisia della Corte vaticana. Dopo la morte del cugino Carlo Gustavo nel 1660, tentò invano di riconquistare il trono di Svezia e di ottenere quello di Polonia. Cristina nel frattempo, si era affezionata al giovane cardinale Decio Azzolino. Trascorse gli ultimi anni in ristrettezze economiche, potendo usufruire solo saltuariamente degli arretrati legati al vitalizio che aveva stipulato con il Vaticano e delle rendite, notevolmente ridotte, concordate con il governo svedese al momento dell’abdicazione. Morì a Roma il 19 aprile 1689, a 63 anni: fu sepolta solennemente in San Pietro con la corona in testa e lo scettro in mano. Legò le sue sostanze, una notevole pinacoteca ed una vasta biblioteca, al suo confidente, il cardinale Decio Azzolino, in segno di affetto, di stima e di gratitudine: l’erede morì tuttavia, due mesi dopo di lei. Cristina di Svezia fu un discusso personaggio che con i suoi atteggiamenti controversi, agitò le cronache del XVII secolo. Magistrale scrittrice di lettere, soprattutto in francese, fu chiamata la Pallade del Nord e Musarum Patrona. Lasciò una raccolta di Massime, alla maniera di Francesco De La Rochefoucauld (1613-1680), Riflessioni sulla vita e sulle azioni di Alessandro, alcuni Pronostiques, ed una incompleta autobiografia. Il primo nucleo della biblioteca della Regina consisteva in manoscritti e libri provenienti dal bottino della guerra dei Trent’anni (1618-1648), in cui suo padre trovò la morte nella battaglia di Lützen, il 16 novembre 1632. Un catalogo originale dei manoscritti della Regina redatto nel 1649, si trova alla Biblioteca reale di Stoccolma: comprende 1208 esemplari. Nel periodo di regno, la Regina arricchì la sua collezione con numerosi acquisti: nel 1648, i manoscritti di Hugo Grotius, manoscritti e libri stampati reperiti da Nicolas Heinsius e da Isaac Vossius, la biblioteca ricca di 1500 manoscritti di Paul (1568-1614) e Alexandre Petau (1610-1647), nel 1651 la biblioteca del Gérard-Jean Vossius, padre di Isaac. Dopo l’abdicazione nel 1654, le casse con i libri partirono clandestinamente da Stoccolma nel maggio dello stesso anno ed arrivarono nel mese di agosto ad Anversa: qui fu redatto un catalogo che venne terminato l’11 ottobre del 1655. Da qui, il 20 agosto 1656, le casse con i libri partirono per l’Italia, via Pesaro, ove si ignora quanto tempo vi restarono: è noto che il 4 aprile 1660, i libri incominciarono ad essere catalogati a Roma, dal Luca Holstenius, bibliotecario della Regina. La biblioteca fu collocata all’inizio a palazzo Farnese, poi definitivamente a palazzo Riario, nel gennaio del 1663. La biblioteca romana di Cristina di Svezia era costituita da 2.125 volumi oltre ai libri “fuori della scanzia”. In parte erano pervenuti a Roma dopo un lento e tortuoso viaggio da Stoccolma, in parte acquistati o ricevuti in dono durante il soggiorno romano. Dopo la morte della Regina il 16 aprile 1689, la biblioteca fu ereditata dal cardinale Decio Azzolino che morì due mesi dopo. I manoscritti e la maggior parte dei libri di pregio furono quasi subito venduti per 8.000 scudi agli inizi del mese di marzo del 1690, dal nipote marchese Pompeo Azzolino al cardinale Pietro Ottoboni, divenuto poi Papa Alessandro VIII (1689-1691). Nel 1690, Alessandro VIII, dopo aver scelto e trattenuto per la sua biblioteca privata 240 manoscritti, e dopo averne consegnato 72 agli Archivi vaticani, fece dono di 1.900 codici ca. alla biblioteca Vaticana, come si legge nella iscrizione posta nella biblioteca stessa: Alexander VIII. Otthobonus Venetus Pont. Max. mille nongentos codices ex iis quos Christina Alexandra Svevorum regina undique conquisiverat selectos, paucis quoque a sua domestica bibliotheca adiectis, Vaticanae attribuit et Alexandrinae noncupatione propiaque aula distinxit. Anno MDCLXXXX, Pont. I. I restanti libri a stampa, ereditati dai nipoti Ottoboni, rimasero di proprietà della famiglia: furono venduti dagli eredi nel corso dei secoli e definitivamente, con la biblioteca verso il 1890. Da questa data, comparvero sul mercato, delle sontuose legature di Cristina eseguite nella bottega romana della dinastia Andreoli. I libri provenienti dalla biblioteca originaria di Stoccolma portati a Roma dalla Regina e quelli acquistati durante il suo soggiorno romano sono custoditi in gran parte alla Biblioteca Vaticana in un fondo particolare denominato Bibliotheca Reginae: questo comprende i libri più interessanti di tutta la biblioteca: 1900 manoscritti, più libri a stampa e legature di pregio. In Italia, 3 suoi libri sono custoditi alla Biblioteca Nazionale.di Roma: a questi, sono da aggiungere 53 esemplari della Biblioteca Queriniana di Brescia. Altrove, libri di Cristina di Svezia del periodo svedese e romano sono conservati in Biblioteche svedesi; isolati esemplari compaiono anche in alcune biblioteche europee, oltre ad 1 volume a New York, alla Pierpont Morgan Library. In collezioni private sono rari: sono accertati 194 esemplari presso bibliofili, 4 in cataloghi librari e presso librai e due Elzeviri. Molti libri di Cristina andarono dispersi già durante la sua vita: lei stessa li utilizzò per farne dono e permise che i suoi bibliotecari ne prendessero in pagamento dei loro salari e, come malignamente si sussurrò, se ne appropriassero. Occorre ricordare inoltre, che il palazzo reale di Stoccolma bruciò nel 1697 e soltanto qualche centinaio di libri di presentazione, a prevalente contenuto religioso, della biblioteca originale di Cristina si salvò. Quanto alle sue legature, sono state accertate 50 coperte (23 in stile svedese, 18 francesi, 5 di altra origine su copie di presentazione, 4 in velluto oppure ricamate) confluite nella sua biblioteca, prima della sua partenza per l’Italia nel 1654. Lo studioso francese Gabriel Naudé, bibliotecario di Cristina nel 1652-53, non incoraggiò mai in lei il gusto per le belle legature, convinto che n’estant jamais arrivé qu’à des ignorants de faire cas d’un livre à cause de sa couverture e riteneva opportuno disporre di una grande quantità des livres fort bien reliés à l’ordinaire che possedere poche legature dorate e preziose. Cristina ricevette tuttavia, nel corso della sua vita numerose copie di presentazione con legature riccamente ornate: di tal genere sono gli esemplari elencati dallo studioso Sten Lindberg e quelli noti in letteratura, anche se relativamente pochi in rapporto a quelli che ha ricevuto o commissionato. Alle legature andate disperse nel corso dei secoli, sono da aggiungere quelle originarie, logorate, sostituite con nuove, da improvvidi bibliotecari. Almeno 556 sono le legature realizzate dai legatori vaticani Andreoli per Cristina di Svezia. Il decoro delle legature di pregio di Cristina, eseguite su marocchino rosso, il colore dei libri della Biblioteca, è sostanzialmente caratterizzata in quelle di lusso e di presentazione, da compartimenti multipli con fregi in oro, a volute, spirali filigranate, seminati a squame di pesce ed armi al centro. In numerose altre, compare una ornamentazione del tipo a centro e angoli: armi al centro, cornici con delicati arabeschi floreali e fregi angolari, oppure un decoro più semplice, à la Du Seuil come qui, con un doppio inquadramento di cornici decorate a filetti doppi con simboli araldici in punta d’angolo. L’ornamento delle coperte di Cristina cambia gradualmente nel tempo, evolvendo dalle sontuose composizioni dei primi vent’anni romani a quelle più modeste degli ultimi anni, in cuoio marrone con arabeschi floreali nelle cornici, o con semplici filetti o a quelle in pergamena con il solo titolo scritto a mano, senza molta cura, in testa al dorso. Da segnalare che le legature italiane7 alle armi eseguite per la regina, sono realizzate con filetti e punzoni, mentre quelle prodotte in Svezia8 e in Francia9 lo sono a placca.
• note di dettaglio 15 I 122
Virgilio, Polidoro. De rerum inventoribus libri octo …Nova editio … Accesserunt C. Plinii, Alexandri Sardi, aliorumque de eadem materia collectanea. Strasbourg, sumptibus Lazari Zetzneri, 1606. 8°, [28], 502, [88], 93, [5] p.Cuoio di bazzana marrone su cartone decorato in oro. Cornice costituita da un filetto continuo. Cartella centrale caratterizzata da una coppia di rami fronzuti incrociati. Cucitura su quattro nervi. Stato di conservazione: mediocre. Fiore in parte scomparso. Angoli parzialmente sbrecciati. Il decoro à branchages (per la nozione cfr. 13 B 435) e le note tipografiche assegnano la legatura al primo quarto del secolo XVII, verosimilmente eseguita in Francia.
15 I 171
Problematum Aristotelis sectiones duae de quadraginta; problematum Alexandri Aphrodisiei libri duo. [Lyon], s.t., [1506?]. 8°, 212 c.Legatura alla quale è stata applicata una coperta in cuoio di bazzana marrone su cartone decorato a secco. Filetti concentrici. Cornici caratterizzate da volute fogliate e da fregi fitomorfi caratterizzati da corolle stilizzate entro coppie di filetti filigranati obliqui, questi ultimi ripetuti negli scompartimenti del dorso. Cucitura su tre nervi. Tagli colorati in blu. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura parzialmente scomparso in testa e al piede del dorso. Cerniere indebolite. Angoli ricurvi. I fregi fitomorfi1 suggeriscono di assegnare la legatura al secolo XVII, probabilmente eseguita in Francia. L’incongruenza stilistica rispetto alla data d stampa ne evidenzia il riutilizzo.
• note di dettaglio
15 I 1121
Prophetae, Isaias, Ieremias, Baruch, Ezechiel, Daniel, XII. Minores et Machabæorum libri duo. Colon. Agrippinæ, sumptibus hæred. Bernar. Gualteri et sociorum, 1647. 8°, [2], 632 p.Cuoio di capra rosso su cartone decorato in oro. Due coppie di filetti concentrici. Fregio fitomorfo negli angoli esterni del riquadro interno. Specchio muto. Cartella costituita da quattro fregi trilobati addossati entro volute negli scompartimenti del dorso. Cucitura su quattro nervi. Tagli dorati. Stato di conservazione: mediocre – discreto. Materiale di copertura in parte scomparso al piede del dorso. Cerniere indebolite. Angoli parzialmente sbrecciati. Il decoro del genere latamente à la Du Seuil (per la nozione cfr. Inc. D 46) e le note tipografiche suggeriscono di attribuire la legatura alla metà del secolo XVII eseguita in Francia. Cuoio di buona qualità.
16 A 134-135
Xenophon. Xenophōntos ta heuriskomena. Xenophontis, philosophi et imperatoris clarissimi, quae exstant opera, in duos tomos diuisa: Graece multo quam ante castigatius edita, adjecta etiam ad marginem scripturae discrepantia: Latine tertia nunc cura ita elucubrata, vt nova pene toga prodeant: noua insuper adpendice sic illustrata, vt quam planissima deinceps eorum lectio sit futura: opera Ioannis Leunclauii Amelburni. Accessrunt Aemilij Porti, Fr. Porti Cr. Fil. notae; & index Graecus verborum phrasiúmque obseruatu dignarum. Additus item in calce alius index rerum & verborum memorabilium; à fronte, tomi vtriusque & nouae apdendicis Leunclauianae catalogus. Lutetiae Parisiorum, typis regis, apud Societatem Graecarum Editionum, 1625. fol., 2 v.Cuoio bruno su cartone decorato a secco. Cornice costituita da tre filetti. Margine interno dello specchio caratterizzato da palmette alternate a motivi cuoriformi, ripetute nell’ampia losanga centrale. Nel secondo scompartimento del dorso, il tassello in cuoio marrone recita “XENOPHONT./GRÆC. LAT./TOM. I (-II)”; fiorone centrale su base quadrata in quelli residui. Cucitura su sei nervi. Tagli spruzzati di rosso. Stato di conservazione: mediocre. Fiore parzialmente scomparso. Cerniere indebolite. Angoli ricurvi. Il decoro a palmette alternate a motivi cuoriformi1, e le note tipografiche sembrano assegnare le legature al secondo quarto del secolo XVII, eseguite a Parigi.
• note di dettaglio
Cuoio di bazzana marrone su cartone decorato in oro. Fasci di filetti concentrici. La cornice dorata caratterizzata da un filetto delimita la placca centrale costituita da un serto di rami fronzuti. Nel secondo scompartimento del dorso gli estremi dell’opera. Cucitura su quattro nervi. Stato di conservazione: mediocre. Cuoio stanco, in fase di distacco in testa e al piede del dorso. Fiore diffusamente scomparso. Cerniere indebolite. Angoli ricurvi. Il genere di placca1 e le note tipografiche inducono ad assegnare la legatura al primo quarto del secolo XVII, verosimilmente eseguita in Francia2. Modulo ornamentale ripreso anche in legature latamente coeve, prodotte nei Paesi Bassi3.
• note di dettaglio
17 A 82-87
Du Boulay, César Egasse. Historia Universitatis Parisiensis ipsius fundationem, nationes facultates, magistratus decreta etc. a Carolo Magno ad nostra tempora ordine chronologico complectens . Parisiis, Franc. Noel, 1665-1673. fol., 6 v.Cuoio marrone rossiccio su cartone decorato in oro. Armi dell’università della Sorbona caratterizzate da un ampio ovale fogliato provvisto di tre gigli borbonici entro i quali si inserisce una mano che dona un libro. Cucitura su sei nervi. Tagli spruzzati di rosso. Stato di conservazione: mediocre. Diffuse spellature del cuoio. Lembo in cuoio marrone e amaranto in testa e al piede del dorso. Angoli sbrecciati. Le note tipografiche e le armi dell’università della Sorbona1 inducono ad assegnare la legatura al terzo quarto del secolo XVII, verosimilmente eseguita a Parigi stante il ruolo egemone svolto dalla ville lumière nel commercio librario transalpino.
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17 A 121
Ovidius Naso, Publius. Metamorphoseōn libri 15. Electorum libri totidem, vltimo integro. Ad eosdem noui Commentarij, … studio & opera Iacobi Pontani de Societate Iesu. Accesserunt in obscurum Ouidij Poëmation in Ibin Valerij Andreæ Desselij, iurisconsulti, & Franc. Sanctij Brocensis, … vberiores notationes. Antuerpiæ, apud heredes Martini Nutij, 1618. fol., 2 pt. ([8], 655, [13]; 86, [2] p.).Cuoio di bazzana marrone su cartone decorata in oro. La cornice delimita la placca centrale caratterizzata da rami fronzuti. Dorso rivestito da un lembo in cuoio marrone e in tela viola. Cucitura su cinque nervi. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura parzialmente scomparso. Diffuse spellature ai piatti. Supporti in vista. Angoli ricurvi. Il decoro à branchages o a rami fronzuti1 e le note tipografiche assegnano la legatura al primo quarto del secolo XVII, verosimilmente eseguita in Francia (cfr. 13 B 435).
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Cuoio di vitello marrone su cartone decorato in oro. La cornice caratterizzata da un filetto delimita la placca ovale centrale di foggia orientaleggiante. Cucitura su sei nervi. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura parzialmente scomparso, specie sul piatto posteriore, provvisto di apprezzabili bruniture. Diffuse spellature specie al piatto anteriore. Fiore in parte presente. Supporto in vista. Cerniere indebolite. Il genere di placca1 e le note tipografiche consentono di assegnare la legatura alla seconda metà del secolo XVI, eseguita in Francia (cfr. 10 B 157).
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17 G 663
Verrius Flaccus, Marcus. M. Verrii Flacci Quæ extant. Et Sex. Pompei Festi De verborum significatione, libri 20. Cum vetusto Bibliothece Farnesianæ exemplari Romæ nuper edito, collati: ex quo lacunæ pene omnes sunt suppletæ. In eos libros Ant. Augustini annotationes, ex editione Veneta, Ios. Scaligeri Castigationes recognitæ, ex Parisiensi, Ful. Vrsini notæ, ex Romana. Accesserunt nunc denique doctissimorum virorum notæ ex eorum scriptis hinc inde collectæ. Parisiis, apud Arnoldum Sittart, sub scuto Coloniensis monte diui Hilarij, 1584. 8°, [28], CCCIX, [27], LXXV, [13], CCXVI, [26], 84 p.Cuoio di capra marrone su cartone decorato in oro. Cornice caratterizzata dal decoro a pizzo. Margine interno dello specchio ornato con gruppi di tre cerchielli accorpati. Seminato di gigli borbonici, pure presente negli scompartimenti del dorso entro una casella costituita da tre filetti dei quali quello interno filigranato, tranne nel secondo in cui campeggia la scritta in caratteri capitali “M. VERRI/FLACCII”. Cucitura su cinque nervi. Tagli dorati. Stato di conservazione: discreto. Cerniere indebolite. Angoli ricurvi e parzialmente sbrecciati. Il decoro a seminato1 e le note tipografiche inducono ad attribuire la legatura alla prima metà del secolo XVII, verosimilmente eseguita a Parigi, stante il ruolo egemone esercitato dalla ville lumière nel commercio librario transalpino. La decorazione a seminato1 o au semé, derivata dall’araldica, ove indica un blasone interamente ricoperto dalla stessa figura, ripetuta senza limiti di numero. Per analogia, si connotano a seminato quelle legature le cui coperte sono ornate con la disposizione regolare di uno o più fregi ripetuti per righe e per file. Nei seminati i ferri, liberi oppure racchiusi entro un reticolato di filetti dritti o puntinati, sono spesso disposti sfalsati; generalmente rappresentano figure araldiche, come gigli o delfini, iniziali semplici od intrecciate, monogrammi, emblemi, S fermé, fiori, piccoli medaglioni ovali. Non è raro che una coppia di ferri si alterni regolarmente per coprire tutto il piatto, o circoscritti settori della coperta, o i compartimenti del dorso. L’impegno esecutivo consiste nell’apporre a distanza regolare i fregi interessati alla decorazione, difficoltà che cresce col crescere delle dimensioni del volume. Questa rigorosa composizione, di origine medievale, probabilmente mutuata dalle decorazioni dei tessuti del tempo, incluse quelle utilizzate per ricoprire le legature, comparve in Francia almeno sin dal XIV secolo. Si riscontra nella prima metà del secolo XVI su legature in cuoio eseguite per Francesco I (1515-1547), più tardi su legature eseguite dai legatori di corte Ève per Enrico III (1574-1589), Enrico IV (1594-1610) e Luigi XIII (1610-1643). Ebbe grande fortuna a partire dall’ultimo quarto del XVI secolo, durante il regno di Enrico III e la sua voga durò sino alla seconda metà del secolo successivo. Esistono esempi tardivi su Almanacchi (è noto un Almanacco del 1745 alle armi di Madame Adelaïde de France), su pastiches del XIX secolo e su moderne legature d’editore. Il seminato, ripreso in tutta Europa, fu spesso utilizzato su legature di mediocre qualità e su volumi premio dei collegi religiosi, associato alle armi del donatore; il semplice cambiamento di fregio permette una facile utilizzazione dello stesso schema di esecuzione. La rigorosa decorazione a seminato, non priva talvolta di una sua severa eleganza, vale, in genere, più per la qualità dell’esecuzione che per l’originalità del motivo decorativo.
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Monducci 107
Boiardo, Matteo Maria. Li primi tre libri del conte Orlando inamorato. [Con:] Il quarto libro de Orlando inamorato, nel quale si contiene il successo de le precedenti battaglie historie et altre noue fictioni, composto per il clarissimo poeta Nicolò di Agostini. Venetia, per Augustino di Bendoni, 1538. 8°, 108, [300] c., ill. Esemplare mutilo.Cuoio di vitello bruno su cartone decorato in oro. Cornice caratterizzata da due filetti. Armi riferibili a Léonor Estampe de Valançay. Cucitura su quattro nervi semplici in canapa. Nel secondo compatimento del dorso gli estremi dell’opera; un motivo costituito da quattro corolle addossate in quelli residui. Tagli spruzzati di rosso. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura scomparso al piede Cerniere indebolite. Angoli ricurvi. I motivi costituiti da quattro corolle addossate negli scompartimenti, le armi di Léonor Estampe de Valançay, prima abate di Bourgeuil-en-Anjou1, quindi vescovo di Chartres (1620-1641) e arcivescovo di Reims2 nel periodo 1641-1651) scomparso l’8 aprile 1651 all’età di 53 anni, inducono ad assegnare la legatura al secondo quarto del secolo XVII, eseguita in Francia.
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Scaff. 17 A 22
Sanson, Nicolas. [Raccolta di 39 carte geografiche], Paris, chez Hubert Jaillot, joignant les grands Augustins, aux deux Globes, [1672- 1676]. atl., 39 cc. Gogr.Cuoio di vitello marrone su cartone decorato in oro. Coppia di cornici costituite da due filetti collegati negli angoli. Composizione di fregi fitomorfi nello specchio interno, ripresa nella cartella centrale circostante lo scudo circolare munito di gallone con sei stelle, stivale e giglio in testa. Cucitura su sei nervi. Coppia di fermagli. Stato di conservazione: mediocre. Diffuse spellature. Cerniere indebolite. Gli inediti fregi1, gallone centrale e le note tipografiche inducono ad assegnare la legatura all’ultimo quarto del secolo XVII, eseguita in Francia. Decoro del genere latamente a centro e angoli.
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