altri paesi europei
le antiche legature di pregio . il cinquecento
ALTRI PAESI EUROPEI
PAESI BASSI 13 C 251-252 | 16 B 384 | Mss. Vari F 82ù
SPAGNA 15 I 318/1-2 | 16 H 843 | 17 G 406
AREA EUROPEA NON IDENTIFICATA 16 I 474 | Ed. Ald. G 21
13 C 251-252
Tommaso d’Aquino, santo. Summa contra Gentiles: Francisci de Sylvestris commentariis illustrata. Lugduni, apud Petrum Landry, 1587. fol., [32],779, [1] p.; Tommaso d’Aquino, santo, Opuscula omnia. Venetiis, apud haeredem Hieronymi Scoti, 1587. fol., 779, [1] p.
Pergamena dipinta a colori. Al centro del piatto anteriore, l’ampio supra libros caratterizzato dalle ali piumate bianche su sfondo rosso affiancato dalla scritta “BEVILAQVA COMES HONOFRIVS”. Dorso liscio. Stato di conservazione: mediocre. Dorso e angoli dei piatti rifatti.
La biografia del conte Bevilacqua sembra assegnare la coppia di legature al secolo XVII. Inusitate le ampie dimensione del supra libros1 riferibile al conte Onofrio Bevilacqua, rispetto alle dimensioni del piatto anteriore.
Onofrio Bevilacqua nacque a Ferrara nel 1598, da Luigi e da Eleonora di Annibale, conte di Collalto. Nel 1616 lo zio paterno Bonifazio Bevilacqua, nominato cardinale, lo indusse a intraprendere la carriera ecclesiastica, ottenendogli poi da Gregorio XV la carica di cameriere d’onore. Nel 1624, tuttavia, il Bevilacqua rinunziò al sacerdozio per rivolgersi alla carriera militare, approvato in questo dallo stesso Urbano VIII, che lo munì di una commendatizia a Isabella di Borbone, moglie di Filippo IV. Si recò così alla corte spagnola, dalla quale fu poi inviato nell’esercito delle Fiandre agli ordini di Ambrogio Spinola. Per più di tre lustri il Bevilacqua servì con onore, ottenendo alte cariche militari e partecipando ad alcuni dei maggiori episodi bellici, tra i quali il famoso assedio di Breda. In ricompensa dei suoi servigi fu nominato cavaliere dell’Ordine di Santiago. Ritornò in Italia intorno al 1640, ottenendo in quello stesso anno da Urbano VIII la carica di governatore delle artiglierie pontificie.
Morì il 27 luglio 1680.
Il Bevilacqua non mancava di qualche velleità letteraria. Nel 1630 pubblicò una traduzione dal francese di L’Elisa, ovvero l’innocenza colpevole di J. Pierre Camus (Venezia e Roma, 1632; Venezia 1635, 1654). L’opera maggiore è però il Ragionamento sopra il comando, maneggio, e uso dell’artiglieria, pubblicata a Bologna nel 1644 (tratto dal Dizionario Biografico degli Italiani. Volume 9, Treccani,1967; voce di Gaspare De Caro).
16 B 384
Gomez Miedes, Bernardino. De vita & rebus gestis Iacobi I, regis Aragonum libri XX. Valentiae, ex typographia viduae Petri Huete, 1582. fol., [10],
394, [20] p.
Cuoio di capra nero su cartone decorato a secco e in oro. Cornici caratterizzate da fregi stilizzati e di gusto aldino, coppie di fogliami pieni e tratteggiati (addossati), delfini, rosette su base circolare libera, nastri provvisti di motivi fitomorfi tetralobati su sfondo pieno, filetti collegati da un fregio di aspetto aldino negli angoli, ramoscelli fogliati. Piccole placche angolari di foggia orientaleggiante negli angoli dello specchio. Vaso centrale sormontato dalla Fenice entro coppie di salamandre e di fogliami, rosette su base circolare libera, corolle stilizzate e ampio ovale fitomorfo. Tracce di quattro lacci in tessuto blu. Cucitura su quattro nervi evidenziati da una banda fogliata in testa e al piede. Tagli dorati e incisi. Stato di conservazione: discreto – buono. Cerniere indebolite. Angoli ricurvi.
I compositi fregi pure registrati in legature rinascimentali venete1 (cfr. Ed. Ald. E 20, 17 E 162), romane2, napoletane3, ginevrine4, tedesche5 e le note tipografiche assegnano la legatura all’ultimo quarto del secolo XVI, eseguita in Spagna. Inusuale esemplare.
Mss. Vari F 82
Liber secretorum. [1601-1700 ca.]. Cart.; 205 x 150 mm; 12 c. bianche n.n.; 24 n.n.; 1 c. bianca; 10 c. n.n.; 15 c. bianca; 44 c. n.n. + 49 c. bianche.
Legatura alla quale sono stati applicati i lacerti della coperta di un manufatto in cuoio di bazzana bruna su cartone decorato a secco e in oro. Filetti concentrici bruniti. Fregi pieni fogliati di gusto aldino negli angoli esterni dei riquadri. Leone coronato passante. Dorso liscio. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura parzialmente scomparso ai piatti e al dorso. Diffuse spellature.
I fregi pieni fogliati di gusto aldino concentrici diagonali1 e i leoni coronati passanti2 propongono di assegnare la legatura all’ultimo quarto del secolo XVI, eseguita in Spagna.
15 I 318/1-2
Serenus Sammonicus, Quintus. De medicina, praecepta saluberrima, per Caesarium, ab omnibus mendis, emaculata. Q. Rhemnii Fannii de ponderibus et mensuris. Salingiaci, Ioannes Soter excudebat, 1538. 8°, 30, [2] c.; Gratius Faliscus. De venatione liber I. P. Ovidij Nasonis halieuticon liber acephalus. M. Aurelij Olympij Nemesiani cynegeticon lib. I [et alia]. Lugduni, apud Seb. Gryphium, 1537. 8°, 107, [5] p.
Cuoio di bazzana bruno su cartone decorato a secco e in oro. Fasci di filetti. Rosetta esalobata negli angoli esterni del riquadro interno, ripetuta al centro (affiancato da un serto di fogliami trilobati) e alle estremità della losanga centrale. Cucitura su tre nervi. Tracce di quattro coppie di lacci in tessuto bruno. Tagli rustici. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura in fase di distacco dal dorso. Cerniere indebolite. Angoli ricurvi e sbrecciati.
Le inusuali rosette1 a fronte del corrente decoro a losanga – rettangolo, e le note tipografiche assegnano la legatura al secondo quarto del secolo.
16 H 843
Giselinus, Victor. Epitomes adagiorum. Antuerpiae, excudebat Christophorus Plantinus, 26 iun. 1564 (1566). 8°, [16], 354, [30] p.
Pergamena su cartone decorata in oro. Cornice costituita da una coppia di filetti. Fogliame tetralobato su base quadrata in punta d’angolo ripreso negli scompartimenti del dorso munito della scritta inchiostrata longitudinale recante gli estremi dell’opera. Placca ovale di foggia orientaleggiante su sfondo criblé. Cucitura su quattro nervi. Tagli colorati in nero. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura in fase di distacco. Cerniere indebolite. Bruniture al piatto posteriore.
Le note tipografiche consigliano di assegnare la legatura al terzo quarto del secolo XVI, eseguita nei Paesi Bassi. L’analogo altro esemplare disponibile nella Biblioteca Panizzi (cfr. 17 G 406) e un volume1 conservato nella Biblioteca Teresiana di Mantova che presenta questa tipologia, avvalorano la probabile produzione seriale del manufatto proposto. La depressione dell’impronta della placca2 rispetto alla superficie circostante evidenzia l’utilizzo del torchio.
17 G 406
Prudentius, Aurelius Clemens. Aurelius Prudentius Clemens Theodori Pulmanni et Victoris Giselini opera, emendatus et Victoris Giselini commentarius. Antuerpiae, excudebat Christophorus Plantinus, VI kal. nov. 1564. 8°, 2 v. in 1
Pergamena su cartone decorata in oro. Cornice costituita da una coppia di filetti. Fogliame tetralobato su base quadrata in punta d’angolo ripreso negli scompartimenti del dorso munito della scritta inchiostrata longitudinale recante gli estremi dell’opera. Placca ovale di foggia orientaleggiante su sfondo criblé. Cucitura su quattro doppi nervi. Tagli colorati in nero. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura scomparso in testa e al piede del dorso. Cerniere particolarmente indebolite.
Le note tipografiche consigliano di assegnare la legatura al terzo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nei Paesi Bassi. L’analogo altro esemplare presente nella Biblioteca Panizzi (cfr. 16 H 843) ne avvalora la probabile produzione seriale. La depressione dell’impronta della placca1 rispetto alla superficie circostante evidenzia l’utilizzo del torchio.
16 I 474
Ovidius Naso, Publius. Fastorum lib. V [et alia]. Antuerpiae, excudebat Christophorus Plantinus, 1583 (1582). 16°, 460, [4] p.
Cuoio di vitello bruno su cartone decorato a secco e in lega d’oro. Coppia di filetti concentrici. Giglio negli angoli esterni del riquadro interno. Placche ovali dalla diversa foggia orientaleggiante ai piatti. Tracce di due bindelle. Cucitura su quattro doppi nervi. Capitelli in fili écrus su anima circolare. Tagli blu; al piede la scritta inchiostrata “Ouidij cu(m) Not.”. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura parzialmente scomparso al piede del dorso. Fiore in parte assente. Cerniere molto indebolite. Angoli sbrecciati.
Il genere di manufatto, la placca sul piatto posteriore1 segnalata in foggia simile anche in produzioni rinascimentali polacche2, e le note tipografiche inducono ad attribuire la legatura all’ultimo quarto del secolo XVI, eseguita nei Paesi Bassi (?). La depressione dello stemma rispetto alla superficie circostante ne indica l’impressione realizzata con il torchio (cfr. 16 A 451-452) . Il taglio munito della scritta inchiostrata al piede3 suggerisce la collocazione a piatto del volume.
Ed. Ald. G 21
Manuzio, Paolo. Epistolarum libri XII. Praefationes. Ven., apud Aldum, 1580. 8°, [16], 536, [2], 128, [6] p.
Cuoio di capra rosso su cartone decorato in oro. Cornice costituita da un fascio di filetti. Fregio pieno di gusto aldino negli angoli dello specchio, ripetuto negli scompartimenti del dorso caratterizzato in testa dalla scritta in caratteri epigrafici “EPI MAN”. Placca ovale azzurrata (45×35 mm) di gusto orientaleggiante. Capitelli in fili écrus su anima circolare. Cucitura su quattro nervi. Tagli colorati in rosso. Stato di conservazione: mediocre – discreto. Materiale di copertura scomparso in testa e al piede del dorso. Marginali spellature. Cerniere indebolite.
Le note tipografiche, le apprezzabili dimensioni dei motivi accantonati e le date di stampa di analoghi esemplari custoditi nella presente Biblioteca1, nella Universitaria Estense di Modena2 e in quella civica Passerini Landi di Piacenza3 consentono di attribuire la legatura all’ultimo quarto del secolo XVI. Le diverse città di stampa non consentono la loro fondata attribuzione quanto a luogo di produzione, verosimilmente situato nelle vicinanze del luogo di residenza del committente in cui era attivo l’artefice delle produzioni in quanto depositario degli attrezzi per il decoro costituito dalla piastra e dalla copia di punzoni. Se la placca centrale4 dal decoro non dissimile pure riscontrato in area tedesca5, è la medesima in tutti gli esemplari, i due fregi accantonati sono di diverso disegno6. Cuoio di ottima qualità.
Manufatti appartenuti al cardinale Alessandro d’Este (5 maggio 1568-13 maggio1624) figlio illegittimo poi riconosciuto di Alfonso d’Este, marchese di Montecchio e di Violante Segni.
Fu avviato agli studi presso l’Università di Padova e conseguì la laurea in legge. Nel 1587 fu ordinato sacerdote. Papa Clemente VIII lo elevò al rango di cardinale nel concistoro del 3 marzo 1599 e molto si adoperò in favore della famiglia estense. Fece edificare la chiesa di San Vincenzo a Modena. Nel 1605 venne nominato governatore di Tivoli. Durante il suo mandato provvide a restaurare e a portare agli antichi splendori Villa d’Este, voluta dal cardinale Ippolito II d’Este. Venne sepolto nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Tivoli.
• note di dettaglio