veneto
le antiche legature di pregio . il cinquecento
VENETO
INC. E 49 | 7 I 46 | 13 L 508 | 13 L 509 | 13 L 510 | 14 E 1 | 14 E 7 | 14 F 14 | 14 F 15 | 14 F 21 | 14 F 22 | 14 F 23 | 14 F 24 | 15 D 129 | 15 E 240-242 | 15 G 743/1-3 | 15 H 722 | 15 I 916 | 16 F 135-136 | 16 G 1344 | 16 H 536 | 16 I 476-477 | 17 A 128-131 | 17 A 171-174 | 17 C 258 | 17 E 157 | 17 E 162 | 17 G 190 | 17 G 352 | 17 G 376 | 17 H 471 | 17 I 700 | Mss. Regg. F 269 | Mss. Vari A 62 | Mss. Vari B 114 | Mss. Vari E 134 | Mss. Vari G 46 | Mss. Vari G 48 | Ed. Ald. C 20 | Ed. Ald. D 8 | Ed. Ald. D 34 | Ed. Ald. E 2 | Ed. Ald. E 19 | Ed. Ald. E 20 | Ed. Ald. G 44
INC. E 49
Bernardus Claraevallensis, santo. Sermones super Cantica canticorum. Brescia, Angelo Britannico, 28 gennaio 1500. 4°.
Legatura su assi alla quale sono stati applicati i piatti di una coperta in cuoio bruno decorato a secco. Cornice esterna caratterizzata da fregi fitomorfi entro coppie di delfini affrontati, interna da serpentine cordonate. Specchio provvisto di tre mazzi di losanghe dai margini concavi. Tracce di quattro fermagli con coppia di lacci di restauro in cuoio. Cucitura su tre nervi. Tagli rustici. Stato di conservazione: discreto – mediocre. Materiale di copertura originale scomparso lungo il dorso. Volume restaurato.
I fregi fitomorfi entro coppie di delfini affrontati e le note tipografiche suggeriscono di attribuire la legatura al primo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto.
Elemento decorativo proprio del XV, XVI e, più raramente, XVII secolo, il delfino isolato è presente, specie nell’iconografia gotica e rinascimentale, quale simbolo di fedeltà e protezione, nonché simbolo di Cristo Salvatore. Questo motivo, che in Italia nel XVI secolo è spesso associato al simbolo della Fortuna, è presente anche in un certo numero di legature francesi del Cinquecento, rivolto verso destra o sinistra, con o senza corona. Compare inoltre in coppia affrontata nel XVI secolo, a disegnare quasi un anello aperto, con al centro un fregio fitomorfo. Questo fregio, adottato prevalentemente nella decorazione di cornici, è caratteristico del Veneto, ove fu impiegato tra il 1470 e il 1500 circa. L’impiego della cornice con i delfini non si limitò all’Italia nord-orientale: in forme poco differenti è attestata negli stessi anni a Firenze. Compare a Roma nel 1490 e a Milano verso il 1510-16 circa. Il motivo dei delfini affrontati, è di particolare interesse in quanto è il primo esempio di ferro italiano impresso con decorazione in oro su un volume francese, un poema manoscritto del 1507 dedicato da Fausto Anderlini a Luigi XII. Inusuali le versioni con delfini addossati. Sotto forma di spirale terminante con la testa di delfino, si trova nelle cornici di legature eseguite nel XVII secolo nella legatoria vaticana. Quale emblema del primogenito del re di Francia, il delfino compare talvolta coronato in insegne araldiche del Cinque- e Seicento. In quest’ultimo secolo, disposto in serie, il delfino si riduce a elemento ornamentale privo di significato araldico, in decorazioni francesi a seminato. Fregio noto anche in Spagna, esso fu pure utilizzato da uno sconosciuto legatore che eseguì diverse legature per Filippo II. Per innovative considerazioni vedi qui.
7 I 46
Chronica delle vite de pontefici et imperatori romani composta per Francesco Petrarca. Vinegia, per Gregorio di Gregorii, set. 1526. 8°, 118, [2] c.
Cuoio di capra marrone su cartone decorato a secco e a colori. Filetti concentrici. Rosette eptalobata negli angoli esterni della cornice provvista di arabeschi, ripetuta al centro dello specchio entro una coppia di cordami su sfondo circolare. Tracce di due coppie di lacci in colore turchese. Cucitura su tre nervi evidenziati da tre filetti convergenti in testa e al piede. Scompartimenti dello specchio dipinti in giallo e bianco a raffigurare della ampie rosette. Stato di conservazione: discreto. Apprezzabili bruniture ai piatti.
I fregi1 e le note tipografiche propongono di assegnare la coperta al secondo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto. Inusuale il decoro a colori lungo il dorso. Cuoio di buona qualità.
13 L 508
Pentateucus Moysi. Genesis, Exodus [et alia]. Venetiis, in officina Lucaeantoni Iuntae, 1533-1534. 16°, 6 v. [Mancano i voll. 1°, 5° e 6°].
I viticci1, i bracieri ardenti2 (per la nozione cfr. Ed. Ald. G 44) e le note tipografiche consentono di assegnare la legatura al secondo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto. Caratteristici per il periodo, i supporti lignei smussati sui contropiatti e la cucitura su nervi alternati ad apparenti3. La scritta lungo i tagli attesta la collocazione del volume a piatto nella cesta o nella teca4.
13 L 509
Pentateucus Moysi. Genesis, Exodus [et alia]. Venetiis, in officina Lucaeantoni Iuntae, 1533-1534. 16° 6 v. Note: Mancano il 1°, 5° e 6° v.
Il decoro della cornice1 e le note tipografiche suggeriscono di attribuire la legatura al secondo quarto del secolo XVI verosimilmente eseguita nel Veneto.
13 L 510
Chiesa Cattolica. Missale. Regole generali del Messale et ordine di celebrare la Messa.
Vinegia, presso Egidio Regazzola, ad istantia di Giovanni Varisco & compagni (presso Giovanni Varisco, et compagni), 1573. 12°, 130, [2] p.
Le serpentine1, i fregi orientaleggianti 2 e le note tipografiche inducono ad attribuire la legatura al secondo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto La fuoriuscita del blocco dalla coperta e l’incongruenza stilistica rispetto all’anno di stampa sembrano indicarne il riutilizzo.
14 E 1
Marchesini, Giovanni. Mamotrectus super Bibliam. Venetiis, opera Jacobi Pentij de Leuco, 7 mar. 1506. 8° 16, 320 c.
Banda di cuoio di capra marrone su assi lignee smussate sui contropiatti decorata a secco, fissata con tre chiodi metallici ai supporti. Tre rettangoli intervallati da bande orizzontali provviste di coppie di delfini addossati entro motivi fitomorfi. Un fermaglio costituito da una bindella in cuoio munita di tenone, collocata entro apposita sede nel piatto anteriore, assicurata con tre chiodi metallici a testa piatta e da una contrograffa tetralobata in ottone, munita di finestrella laterale di aggancio, di margine inciso e di tre fori ornamentali centrali, ancorata a quello posteriore tramite quattro chiodi pure in ottone. Dorso rivestito da un lembo cartaceo. Tagli rustici, al piede iscrizione ms. di mano antica: “MAMOTRECTVS”. Stato di conservazione: discreto. Marginale scomparsa del materiale di copertura ai piatti.
Le coppie di delfini1, notati meno frequentemente in versione addossata (compaiono solitamente affrontati) e le note tipografiche inducono ad assegnare la legatura al primo quarto del secolo XVI verosimilmente eseguita nel Veneto (cfr. INC. E 49).
14 E 7
Dionysius Periegetes. De situ habitabilis orbis a Simone Lemnio Latinus factus. Venetiis, per Bartholomeum, cognomento Imperatorem: & Franciscum eius generum, 1543. 8° [40] c.
Cuoio di capra rosso su cartone decorato a secco e in oro. Fasci di filetti concentrici. Cornice costituita da un filetto. Fregi pieni accantonati esterni di gusto aldino. Al centro del piatto anteriore la scritta «ILL/PRIN HER/ESTEN II DV/CI FER IIII/DIONI SAC/ER», «A D/MDXXXX/III» su quello posteriore. Tracce di due coppie di lacci. Cucitura su tre nervi. Tagli dorati e incisi, muniti al piede della scritta inchiostrata di antica mano «Dyon:: Lybic de Situ Orbis». Stato di conservazione: discreto. Ampie gore brune ai piatti. Dorso rifatto.
L’impianto ornamentale (cfr. Ed. Ald. D 34), i motivi accantonati1, le note tipografiche e l’infrequente scritta sul piatto posteriore indicante la data di esecuzione assegnano la legatura al 1543, verosimilmente eseguita nel Veneto. La scritta2 lungo i tagli sembra attestare la collocazione a piatto nella cesta o nella teca.Volume di dedica a Ercole II d’Este (Ferrara, 4 aprile 1508 – Ferrara, 3 ottobre1559), come indica la dicitura sul piatto anteriore. Ercole, quarto duca di Ferrara, Modena e Reggio (1534-1559), era figlio di Alfonso I e di Lucrezia Borgia. Attraverso sua madre, Ercole era nipote di papa Alessandro VI, nipote di Cesare Borgia, e cugino di San Francesco Borgia. Attraverso il padre, era nipote di Isabella d’Este, e del cardinale Ippolito d’Este. Tra i suoi fratelli vi sono Ippolito II, arcivescovo di Milano e poi cardinale, suora Leonora, e Francesco, marchese di Massalombarda. Tra i fratellastri vi sono Rodrigo Borgia di Aragona e forse Giovanni Borgia, l’infans Romanus.Per questioni di convenienza politica, nel mese di aprile del 1528 sposò Renata di Francia, la seconda figlia di Luigi XII re di Francia e di Anna di Bretagna. Le nozze si celebrarono a Parigi, nella Sainte – Chapelle, e Renata ricevette da Francesco I di Francia una significativa dote e ampie rendite. La prima figlia, Anna, nata nel 1531, che sposò Francesco,duca di Guisa, fu seguita da Alfonso nel 1533, da Lucrezia nel 1535, che sposò il duca di Urbino Francesco Maria II della Rovere, e poi da Eleonora e Luigi.
Nel 1534 successe al padre divenendo duca nel mese di ottobre. Durante i primi anni si destreggiò bene tra le pressioni spagnole e francesi approfittando in particolare della relativa quiete dovuta la predominio spagnolo in quel periodo, sebbene molti suoi rapporti personali lo legassero maggiormente alla corte francese. Si trovò anche sotto le pressioni della curia papale che spingeva per il bando dalla sua corte di sospettati di eresia (anche Giovanni Calvino era stato a Ferrara nel 1536). In particolare, Renata, dopo alcune sue corrispondenze con protestanti, fu accusata di essersi convertita al protestantesimo, nonostante la presenza di un tribunale speciale della Inquisizione a Ferrara. Ercole presentò le accuse di eresia contro la moglie al re Enrico II di Francia e all’inquisitore Oriz nel 1554; successivamente lei confessò.
Ercole riuscì a risolvere anche un ulteriore dissidio con il papato derivate dalla riluttanza di Ercole nel concedere le riscossioni dei tributi per le lotte contro i turchi. Ciò irritò non poco Paolo III che fu quasi sul punto di scomunicarlo. Il rapporto non degenerò grazie all’accordo stipulato nel 1539 dal fratello di Ercole, Francesco, che comportò il versamento di 180.000 ducati d’oro alla curia.
Ercole si schierò con il papa Paolo IV e con Francia contro la Spagna nel 1556, ponendosi al comando della lega in funzione anti imperiale ma dopo l’interesse dei francesi verso Napoli, Ercole dismise l’accordo perché desiderava che Enrico II di Francia si occupasse di Milano. Tramite una mediazione di Cosimo de’ Medici, stipulò un accordo con gli spagnoli il 18 maggio che gli permise di mantenere integri i suoi domini.
La corte di Ferrara è nota perché divenne centro culturale importante, non solo per la diffusione della Riforma in Italia, tramite l’appoggio della moglie Renata, ma anche per il mecenatismo portato avanti insieme al fratello Ippolito II d’Este, che costruì la Villa d’Este vicino a Tivoli.
14 F 14
Orbellis, Nicolaus de. Super sententias [di J. Duns Scotus] compendium. Lugduni, impressioni datus studio et opera Francisci Fradin, 1503. 8°, [450] c.
Cuoio marrone su assi lignee decorato a secco. Filetti concentrici. Cornice caratterizzata da anfore panciute sormontate da una coppia di rosette pentalobate. Serie di sei fogliami quadrilobati disposti verticalmente nello specchio. Copia di fermagli costituiti dai lacerti di una coppia di bindelle in cuoio collocate entro apposita sede nel piatto anteriore, assicurati tramite tre chiodi metallici a testa piatta e da un paio di contrograffe a trapezio dal margine inciso con riccio di aggancio vuoto e bottone centrale rilevato, ancorate a quello posteriore tramite tre chiodi in ottone Dorso rivestito da un lembo cartaceo. Stato di conservazione: mediocre. Fiore in parte scomparso. Angoli sbrecciati.
Le anfore panciute sormontate da una coppia di rosette1 e le note tipografiche suggeriscono di attribuire la legatura al primo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto.
14 F 15
Saliceto, Nicola de. Liber meditationum, confessionum ac orationum devotarum. Venetijs, per Petrum de Quirenti, 29 mai. 1517. 8°, 159, [1] c.
Cuoio testa di moro su cartone decorato a secco. Filetti concentrici. Cornice esterna caratterizzata da foglie d’edera ripetute negli angoli interni dello specchio, interna da viticci. Tracce di due coppie di lacci. Dorso rivestito da un lembo cartaceo. Stato di conservazione: mediocre. Fiore parzialmente scomparso. Gore biancastre diffuse. Angoli ricurvi.
Le foglie d’edera1 e le note tipografiche inducono ad assegnare la legatura al primo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto.
14 F 21
Duns Scotus, Johannes. Scriptum super primo [-quarto] sententiarum. Lugduni, excusum in edibus Jacobi Myt, sumptu Jacobi q. Francisci de Giunta et socij, kal. apr. 1520. 8° 4 v. in 3.
Duns Scotus, Johannes. Disputationes collationales. Lugduni, excusum in edibus Jacobi Myt, sumptu Jacobi q. Francisci de Giunta et socii, kal. apr. 1520. 8° 64, [2] c.
Cuoio bruno su cartone decorato a secco. Filetti concentrici. Cornice caratterizzata da arabeschi. Due mazzi di ellissi incrociate nello specchio. Tracce di due coppie di lacci. Dorso rivestito da un lembo in cuoio. Tagli colorati in nero. Stato di conservazione: mediocre. Fiore scomparso. Angoli ricurvi e sbrecciati.
Gli arabeschi1, le ellissi incrociate2 e le note tipografiche propongono di assegnare la legatura alla prima metà del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto3.
• note di dettaglio
14 F 22
Duns Scotus, Johannes. Scriptum super primo [-quarto] sententiarum. Lugduni, excusum in edibus Jacobi Myt, sumptu Jacobi q. Francisci de Giunta et socij, kal. apr. 1520. 8° 4 v. in 3.
Le foglie d’edera1, i nodi2 e le note tipografiche sembrano assegnare la legatura alla prima metà del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto. Le stelle a cinque bracci inscritte entro un cerchio dal margine cordonato non costituiscono un fregio tra i più utilizzati.
• note di dettaglio
14 F 23
Duns Scotus, Johannes. Questiones quolibetales ex quattuor sententiarum voluminibus, a praeclaro Anto. de Fantis edite. Lugduni, impresse per Jacobum Myt, kal. apr. 1520. 8° 136, [2] c.
Duns Scotus, Johannes. Disputationes collationales. Lugduni, excusum in edibus Jacobi Myt, sumptu Jacobi q. Francisci de Giunta et socii, kal. apr. 1520. 8° 64, [2] c.
Le foglie d’edera, i nodi e le note tipografiche sembrano assegnare la legatura alla prima metà del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto (cfr. 14 F 22/1-2). Le rosette pentalobate inscritte entro un cerchio dal margine cordonato non costituiscono un fregio tra i più utilizzati.
14 F 24
Duns Scotus, Johannes. Scriptum super primo [-quarto] sententiarum. Lugduni, excusum in edibus Jacobi Myt, sumptu Jacobi q. Francisci de Giunta et socij, kal. apr. 1520. 8° 4 v. in 3.
Le foglie d’edera 1 (cfr.14 F 22/1-2), i meandri2 e le note tipografiche sembrano assegnare la legatura alla prima metà del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto.
15 D 129
Adret, Selomoh ben Abraham. Se’elot u-tesuvot. Venezia, Marco Antonio Giustiniani, 1546 (1545). 4°, 192 c.
Il decoro della cornice esterna1 e le note tipografiche assegnano la legatura alla metà del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto.
15 E 240-242
Durand, Guillaume. Prima [-Tertia et quarta] pars speculi. Cum additionibus Joan. An. et Bal. et Henrici Ferran. [v. 4: Repertorium]. Lugduni, impressa per Joannem Crespin, 15 mar. 1531. 4°, 4 v. in 3.
La cornice a viticci1 e le note tipografiche suggeriscono di assegnare la serie di legature al secondo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguite nel Veneto2.
15 G 743/1-3
Pavinis, Johannes Franciscus de. Baculus pastoralis. Paris], impressus inpensis Francisci Regnault, 21 aug. 1514. 4°, [9], LXXXIIII c.; Suberti, Petrus. De cultu vinee Domini liber. [Paris], impensis Francisci Regnault, 2 oct. 1514. 4°, CXVII, [9] c.; Boussard, Geoffroy. De Misse sacrificio expositio. Parrhisiis, in edibus Ascensianis impensis Ioannis Parvi, 9 cal. nov. 1511. 4°, [4], C c.
Cuoio di capra bruno su cartone decorato a secco. Fasci di filetti verticali provvisti di nodi su base quadrata, rosette tetralobate entro due coppie di foglie circinnate e di arabeschi. Tracce di due coppie di legacci in pelle allumata. Dorso rivestito da un lembo cartaceo. Tagli colorati in rosso. Stato di conservazione: discreto. Marginali spellature.
Il decoro caratterizzato da bande verticali1 e le rosette tetralobate entro due coppie di foglie circinnate2 (cfr. 13 C 389) che ricordano quelle adottate dall’Agnese binder3 (Bartolomeo di Giovanni di Fino [?]) attivo dal 1520 fino al 1545 circa, inducono ad attribuire la legatura al primo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto.
15 H 722
Goffredo da Trani. Summa super titulis decretalium. Lugduni, impressa in edibus Joannis Moylin alias de Cambray, sumptibus Romani Morin, 2 iul. 1519. 8°, 250, [16] c.
Banda in cuoio di bazzana su assi lignee decorato a secco. Tre rettangoli caratterizzati da due filetti incrociati muniti di quattro nodi su base quadrata. Coppia di fermagli costituiti dai lacerti di due bindelle in cuoio su anima in pergamena, collocati entro apposita sede nel piatto anteriore, assicurati con tre chiodi metallici a testa piatta e da due contrograffe tetralobate in ottone munite di margine inciso e di tre fori ornamentali, ancorati a quello posteriore tramite quattro chiodi pure in ottone. Cucitura su due nervi in pelle allumata fendue. Capitelli in fili écrus su anima in pelle allumata arrotolata spezzata. Indorsatura realizzata tramite lembi in pergamena manoscritta. Tagli rustici. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura parzialmente scomparso lungo il dorso. Fiore in parte assente.
Il decoro1, la chiusura con aggancio sul piatto posteriore, le contrograffe tetralobate2 e le note tipografiche assegnano la legatura alla prima metà del secolo eseguita in Italia.
• note di dettaglio
15 I 916
Herodianus. Historia dello imperio dopo Marco. Venegia, per Gregorio de Gregori, 24 apr. 1525. 8°, 115, [1] c.
Cuoio di capra bruno su cartone decorato a secco e in oro. Filetti concentrici. Fogliame trilobato negli angoli del riquadro dorato. Losanga centrale piena entro il margine a doppio filetto. Cucitura su due nervi. Tagli colorati in nero. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura parzialmente assente al piede del piatto anteriore. Cerniere indebolite. Angoli sbrecciati.
La losanga1 e le note tipografiche propongono di attribuire la legatura al secondo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto2.
• note di dettaglio
16 F 135-136
Cicero, Marcus Tullius. Orationum volumen primum [-tertium]. Florentiae, per haeredes Philippi Iuntae, feb. 1521. 8°, 3 v. [manca il v. 3°]
Cuoio bruno su cartone decorato a secco. Cornice ornata ad arabeschi. Fregio fitomorfo negli angoli interni dello specchio; al centro la Fortuna sostiene la vela con la mano destra (sinistra araldica) a cavallo del delfino. Tracce di quattro coppie di lacci. Cucitura su tre nervi. Capitelli in fili écrus e blu su anima in pelle allumata arrotolata. Tagli rustici; in testa le scritte inchiostrate rispettivamente: “Volumen primu(m) Cic. Orat.”; “Volumen 2 Cice. Oration(es)”. Stato di conservazione: mediocre. Cuoio stanco, parzialmente scomparso lungo la coperta.
Diversi fregi1 e le note tipografiche inducono a ritenere la legatura propria della prima metà del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto.
Le scritte lungo il taglio di testa2 suggeriscono la conservazione dei volumi a piatto nella teca.
• note di dettaglio
16 G 1344
Cicero, Marcus Tullius. Officiorum lib. III. Cato Maior, sive de senectute. Laelius, sive de amicitia [et alia]. Florentiae, in officina Philippi Iuntae, ian. 1517. 8°, [4], 159, [1] c.
Cuoio di bazzana marrone su assi lignee decorata a secco. Fasci di filetti incrociati. Cornice provvista di fregi fitomorfi entro delfini affrontati. Serie di cinque nodi su base quadrata disposti verticalmente. Tracce di due fermagli costituiti dai lacerti di due bindelle dall’anima in pergamena, assicurate al piatto anteriore tramite un chiodo in ottone caratterizzato dalla testa bombata e dalle impronte di altrettante contrograffe a trapezio fissate a quello posteriore con tre chiodi. Coppia di fasci di filetti incrociati negli scompartimenti. Cucitura su tre nervi in pelle allumata fendue. Indorsatura realizzata tramite lembi in corame. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura parzialmente scomparso in testa al dorso.
I fregi fitomorfi entro delfini affrontati1 (cfr. Inc. G 12) e le note tipografiche inducono a ritenere la legatura propria del primo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto.
• note di dettaglio
16 H 536
Vegetius Renatus, Flavius. De larte militare. Vinegia, per Bernardino di Vitale, gen. 1524. 8°, [100] c. Herodianus. Historia dello imperio dopo Marco. Venegia, per Gregorio de Gregori, 23 mar. 1524. 8°, 115, [1] c.
Cuoio di capra marrone su cartone decorato a secco e in lega d’oro. Filetti concentrici collegati negli angoli. Quarti d’angolo di foggia nello specchio. Cartella centrale costituita da quattro nodi su base quadrata affiancati. Tracce di quattro coppie di lacci in tessuto bruno. Cucitura su tre nervi. Stato di conservazione: discreto – buono. Marginali spellature. Angoli ricurvi.
I quarti d’angolo1, la cartella centrale2 e le note tipografiche consentono di attribuire la legatura alla prima metà del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto. In evidenza la grana del cuoio connotata da placche con margini irregolari, caratteristiche della capra3.
• note di dettaglio
16 I 476-477
Berosus. De antiquitate Italiae ac totius orbis cum F. Ioan. Annij commentatione. Lugduni, excudebat Bartholomaeus Frein (apud Ioannem Temporalem), 1554. 16°, 2 v.
Cuoio di bazzana bruna su cartone decorata a secco e in oro. Filetti concentrici. Foglia d’edera negli angoli esterni e interni del riquadro interiore. Al centro del piatto anteriore la scritta “BEROSI/ TOM PRIM (-TOM ALTER)”, un paio di fregi orientaleggianti addossati in quello posteriore Tracce di due coppie di lacci in tessuto verde. Capitelli in fili écrus e verdi su anima circolare. Cucitura su tre nervi in pelle allumata fendue. Rosetta esalobata dalle estremità in foggia di femore negli scompartimenti del dorso. Tagli dorati e incisi. Indorsatura realizzata tramite lembi cartacei rettangolari di recupero. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura parzialmente scomparso in testa e al piede. Cerniere significativamente indebolite. Angoli ricurvi e parzialmente sbrecciati.
I fregi orientaleggianti addossati1 e le note tipografiche inducono ad attribuire la coppia di legature al terzo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguite nel Veneto.
17 A 128-131
Cicero, Marcus Tullius. Opera. (Petri Victorii explicationes suarum in Ciceronem castigationum). Venetijs, in officina Lucaeantonij Iuntae, dec. 1534 – ian. 1537. fol., 4 v.
Cuoio di bazzana bruna su cartone decorata a secco. Fasci di filetti incrociati. Cornice caratterizzata da raffaellesche. Fregi a mensola e mandorla centrale nello specchio. Tracce di quattro coppie di lacci. Cucitura su tre nervi evidenziati da due fasci di filetti convergenti ai piatti. Tagli colorati in nero. Stato di conservazione: mediocre. Fiore scomparso. Angoli ricurvi.
Le raffaellesche1 (cfr.Inc. D 25), le mandorle2 e le note tipografiche assegnano la legatura al secondo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto.
17 A 171-174
Vincentius Bellovacensis. Speculi maioris tomi quatuor Venetiis, apud Dominicum Nicolinum, 1591. fol., 4 v.
Cuoio di capra rosso su cartone decorato a secco e in oro. Filetti concentrici collegati negli angoli. Fregi fitomorfi, stelline vuote a sei punte e cerchielli negli angoli, sostanzialmente ripetuti nell’ovale centrale. Tracce di due coppie di lacci in tessuto rosso slavato. Dorso rivestito da lembi in tela violacea. Cucitura su sette nervi. Tagli dorati, sul taglio di testa di ciascun vol. iscrizione ms. di antica mano: “Capu(cinorum) Mutinae”. Stato di conservazione. mediocre. Materiale di copertura marginalmente assente al piede del piatto anteriore. Apprezzabili spellature ai piatti, Cerniere indebolite. Angoli ricurvi.
L’impianto ornamentale costituito da un ovale campito su sfondo libero entro una più ampia composizione ovoidale dagli angoli ornati, pure adottato dall’ignoto legatore veneziano Oval-Meister1 attivo vero il 1580-1585, alcuni fregi2 e le note tipografiche consentono di attribuire la legatura alla fine del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto.
17 C 258
Paolini, Fabio. Hebdomades, sive septem de septenario libri. Venetiis, apud Franciscum Franciscium, 1589. 4°, [44], 456 p.
Pergamena semifloscia decorata in oro. Cornice caratterizzata da ovali azzurrati alternati a coppie di frecce verticali. Un paio di fogliami azzurrati sormontati da corolla negli angoli interni dello specchio. Tracce di due coppie di lacci. Dorso liscio. Capitelli dall’anima passante in pelle allumata o in pergamena. Tagli dorati e incisi. Stato di conservazione: discreto. Bruniture ai piatti. Angoli ricurvi.
La cornice munita di ovali1, presente anche in legature cinquecentesche francesi2, inglesi3, tedesche4, e le note tipografiche suggeriscono di assegnare la legatura all’ultimo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto. Apparentemente non molto diffusi i fogliami azzurrati accantonati.
17 E 157
Petrarca, Francesco. Il Petrarca con l’espositione d’Alessandro Vellutello. Vinegia, per Giovanniantonio & fratelli da Sabbio, ago. 1525 (1528). 4°, [12], 201, [61] c. ill.
Legatura alla quale sono stati applicati i piatti di una coperta in cuoio di capra bruno su cartone decorato a secco e in lega d’oro. Fasci di filetti concentrici. Cornice munita di arabeschi. Cartella centrale costituita da quattro nodi su base quadrata entro coppia di pendagli. Cucitura su tre nervi. Tagli colorati in nero. Stato di conservazione: mediocre. Volume restaurato.
I fregi1 e le note tipografiche assegnano la legatura al secondo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto.
17 E 162
Lascaris, Constantinus. De octo partibus orationis lib. I. De constructione [et alia]. Venetiis, per Melchiorem Sessam & Petrum de Ravanis, 18 feb. 1521. 4°, [296] c.
Cuoio di capra bruno su cartone decorato a secco e in oro. Fasci di filetti concentrici. Rosetta esalobata e un quarto di cerchio orientaleggiante negli angoli della cornice dorata. La Fortuna a cavallo di un delfino al centro entro le scritte in caratteri capitali “CONS LAS” e “D M V”. Tracce di quattro coppie di lacci in seta marrone. Testa e piede del dorso rivestiti da un lembo in cuoio marrone. Cucitura su tre nervi alternati a quattro apparenti tratteggiati. Tagli di colore blu slavato muniti della scritta inchiostrata indicanti gli estremi dell’opera. Stato di conservazione: mediocre – discreto. Materiale di copertura originario parzialmente scomparso in testa e al piede. Supporti in vista al piede dei piatti. Cerniere indebolite. Angoli dei piatti ricurvi e in parte sbrecciati.
Il decoro, il taglio blu1 e le note tipografiche assegnano la legatura al secondo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto2. Per la nozione di Fortuna3 cfr. Ed. Ald. E 11.
17 G 190
Spagnoli, Giovanni Battista. Ultima pars operis (Probae e Maronis carminibus excerptum opusculum). In Lugdunensi civitate, solertia Stephani de
Basignana, in officina Bernardi Lescuyer, 23 iun. 1516. 8°, [334] c.; Spagnoli, Giovanni Battista. Contra detractores dialogus (Epistola contra calumniatores). In Lugdunensi civitate, solertia Stephani de Basignana, in officina Bernardi Lescuyer, 21 iul. 1516. 8°, 2 v. in 1.
Cuoio di bazzana conciata in bianco su cartone decorato a secco e in oro. Filetti concentrici collegati negli angoli. Foglia di foggia cuoriforme e quarto d’angolo di gusto orientaleggiante negli angoli interni dello specchio. Ghianda fogliata centrale. Tracce di quattro coppie di lacci in tessuto rosso cupo. Scompartimenti del dorso munito di filetti incrociati. Cucitura su tre nervi. Capitelli in fili écrus su anima circolare spezzata. Tagli colorati in blu e spruzzati di rosso. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura in parte assente in testa e al piede del dorso. Fiore diffusamente scomparso. Angoli ricurvi.
I fregi1 e le note tipografiche sembrano assegnare la legatura alla prima metà del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto. Inusuale per i manufatti coevi, l’adozione del pellame, qui bazzana2, conciato nella tonalità bianca, talora riservata ai manufatti prodotti per papi e per nobildonne.
17 G 352
Horatius Flaccus, Quintus.Horatius. Florentiae, impensa Philippi [Giunta] bibliopolae, 5 non. oct. 1503. 8°, [156] c.
Cuoio di capra marrone su cartone decorato a secco e in oro. Filetti concentrici bruniti. Cornice caratterizzata da arabeschi. Foglia d’edera piena negli angoli interni dello specchio ripetuta congiuntamente a rosette piene esalobate lungo il margine del quadrangolo centrale pure munito di arabeschi di diversa foggia: in testa la scritta “Q./HORA/FLACCVS” al piede “IVN/IVVENALIS” sul piatto anteriore; in testa “AVL/PERS/FLA” e al piede “F S/MONVME(N)T/VM” su quello posteriore. Tracce di quattro lacci. Cucitura su tre nervi. Tagli dorati e incisi. Stato di conservazione: discreto. Materiale di copertura parzialmente scomparso lungo il dorso. Alcune bruniture. Volume restaurato.
Il decoro della cornice1 e il quadrangolo centrale2 consentono di attribuire la legatura al primo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto.
17 G 376
Vergilius Maro, Publius. Eclogae Vergilii. Francisci Pe. Calphurnii [et alii]. 1504. 8°, [160] c.
Cuoio di capra rosso su assi lignee smussate sui contropiatti in corrispondenza dei tagli decorato a secco e in oro. Fasci di filetti concentrici. Cornice caratterizzata da fregi fitomorfi. Coppia di filetti incrociati nello specchio ornato con quattro nodi su base quadrata e cinque rosette esalobate negli angoli e al centro. Coppia di fermagli costituiti dai lacerti di altrettante bindelle in cuoio assicurate al piatto anteriore tramite due chiodi metallici a testa piatta e da due contrograffe tetralobate in ottone con margine inciso caratterizzate dalla finestrella laterale di aggancio, ancorate a quello posteriore tramite tre chiodi pure in ottone. Dorso rivestito da un lembo cartaceo nero. Capitelli in fili écrus su anima circolare. Tagli rustici muniti al piede della scritta inchiostrata “Variorum Eclogae”. Stato di conservazione: mediocre. Parziale scomparsa del supporto al piatto anteriore; ampia brunitura a quello posteriore. Angoli sbrecciati.
La cornice1 (cfr. 17 E 157) le rosette2 e le note tipografiche inducono ad assegnare la legatura al primo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto. La scritta inchiostrata lungo il taglio di piede3 propone la collocazione a piatto del volume della teca. Conformi ai manufatti italiani del periodo i supporti smussati sui contropiatti.
17 H 471
Latini, Brunetto. Il Tesoro. Vineggia, per Gioan Antonio & fratelli de Sabbio, ad instanza di Nicolo Garanta & Francesco da Salo & compagni, 20 mar. 1528. 8°, [8], 271, [1] c.
Cuoio di capra nero su cartone decorato a secco. Filetti concentrici collegati negli angoli. Cornice caratterizzata da arabeschi. Mandorla centrale di foggia orientaleggiante. Tracce di due coppie di lacci in tessuto. Cucitura su tre nervi. Tagli colorati in nero. Stato di conservazione: mediocre materiale di copertura parzialmente scomparso ai piatti, in testa e al piede del dorso. Angoli ricurvi e sbrecciati.
I fregi1 e le note tipografiche consentono di attribuire la legatura al secondo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto.
17 I 700
Svetonius Tranquillus, Caius. De vita XII Caesarum. Lugduni, [Balthazar Gabiano], 3 oct. 1508. 8°, 176 c.
Cuoio di capra nero su cartone decorato a secco. Filetti concentrici collegati negli angoli. Cornice caratterizzata da arabeschi. Sei nodi su base quadrata disposti verticalmente nello specchio. Tracce di quattro coppie di lacci. Capitelli in fili écrus e verdi su anima circolare, in parte scomparso al piede. Cucitura su tre nervi in pelle allumata fendue. Indorsatura realizzata tramite lembi cartacei di recupero. Tagli rustici muniti della scritta inchiostrata “C. Suetonius”. Stato di conservazione: molto mediocre. Materiale di copertura interamente scomparso nella metà inferiore del dorso, in parte ai piatti. Fiore parzialmente presente. Angoli ricurvi e sbrecciati.
I fregi1 e le note tipografiche consentono di attribuire la legatura al primo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto. Lo stato non pristino consente se non altro, di osservare i supporti in cartone costituiti da fogli accorpati2 con sostanza adesiva.
Mss. Regg. F 269
Vita e miracoli di Santo Prospero Patrono di Reggio. 1583. Cart.; 170 x 120 mm; 53 c.
Cuoio di capra rosso su cartone decorato a secco e in oro. Filetti concentrici. Cornice costituita da due filetti. Fogliame, ampia corolla e coppia di fregi orientaleggianti azzurrati negli angoli esterni e interni dello specchio. Ovale centrale munito di rosetta pentalobata entro losanga di filetti dal margine concavo, fregi orientaleggianti, corolle e ad ala di pipistrello azzurrati, stelline esalobate. Tracce di quattro lacci in tessuto rosso slavato. Scompartimenti del dorso muniti di filetti incrociati. Cucitura su tre nervi. Tagli con tracce di doratura. Stato di conservazione: discreto. Parziale assenza del materiale di copertura lungo il dorso. Restauro del 1962.
Alcuni fregi1 e le note manoscritte assegnano la legatura all’ultimo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto.
Mss. Vari A 62
Boni, Mauro. Neografia veneta. Raccolta di antichi sigilli, medaglie e monete della città di Venezia. [1790-1814 ca.]. Cart.; misure varie; 84 c. sciolte; autogr.
Cuoio di capra marrone su cartone decorato a secco e in oro. Cucitura su quattro nervi. Ampio fregio mamelucco accantonato esterno e interno Cornice realizzata a rotella caratterizzata da coppie di personaggi a figura intera su di un piedistallo. Coppia di scudi al centro del piatto anteriore rispettivamente affiancati dai monogrammi “M. G.” e “M. S.”. Cucitura su quattro nervi evidenziati da una coppia di fasci di filetti convergenti. Tracce di quattro coppie di lacci in tessuto verde. Stato di conservazione: discreto. Marginali spellature. Bruniture ai piatti.
La cornice1 propria dei manufatti cinquecenteschi di area tedesca2, i fregi mamelucchi2 e fitomorfi3 e i filetti convergenti4 propongono di assegnare la legatura alla prima metà del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto. Blocco scollegato dalla coperta.
Mss. Vari B 114
Officium mortuorum, e altri brani liturgici. [1450-1455 ca.]. Membr. (cart. le c. I e II); 293 x 216 mm; c. I + 72 c. + c. II; grafia gotica corale a inchiostro bruno, impaginazione differenziata (ma testo sempre a piena pagina), indicazioni liturgiche a inchiostro rosso.
Legatura alla quale sono stati applicati i piatti di un manufatto in cuoio di capra nero su assi lignee decorato a secco e in lega d’oro ossidata. Cornici concentriche caratterizzate da meandri, ghiande fogliate e viticci. Coppia di gemme centrali addossate entro coppia di ghiande fogliate. Tracce di quattro coppie di lacci. Cucitura su sei nervi. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura scomparso lungo il dorso. Apprezzabili gore biancastre e spellature ai piatti. Volume restaurato.
Le ghiande fogliate1 e le gemme2 consigliano di attribuire la legatura al secondo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto.
Mss. Vari E 134
Ingetus Contardus. Disputatio facta cum iudaeis in Sinagogis Maiorice anno domini M.CC.LXXX.VI. [1301-1400 ca.]. Membr.; 214 x 165 mm; 80 c. n.n.
Legatura alla quale sono stati applicati i piatti di un manufatto in cuoio di capra bruno su cartone decorato a secco e in oro. Cornice esterna caratterizzata da sei nodi su base quadrata, interna da arabeschi. Occhio di dado entro filetto obliquo negli angoli interni dello specchio. Mandorla centrale con coppia di pendagli in foggia di fregi mamelucchi. Due fermagli di restauro. Cucitura su tre nervi. Stato di conservazione: discreto. Volume restaurato nel 1937.
I ferri1 suggeriscono di assegnare la legatura alla prima metà del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto. Cuoio di buona qualità. La mezza mandorla2 impressa doppiamente addossata testimonia il probabile elevato costi dei ferri in quel tempo.
Mss. Vari G 46
Breviarium secundum consuetudinem Romanae Curie. [1401-1450 ca.] Membr. (cart. le c. I e II); 153 x 105 mm; c. I + 214 c. n.n. + c. II ; grafia gotica a inchiostro bruno, 30 righe di testo su due col., indicazioni liturgiche a inchiostro rosso, letterine incipitarie in inchiostro rosso o blu (una, a c. 66v, in oro).
Legatura alla quale sono stati applicati i lacerti dei piatti di un manufatto in cuoio di capra bruno su cartone decorato a secco e in oro. Fasci di filetti concentrici. Occhi di dado singoli e circondati da serto di fogliami nella cornice esterna, arabeschi in quella interna. Quattro nodi su cartone disposti verticalmente nello specchio. Cucitura su tre nervi. Tagli dorati. Stato di conservazione: mediocre – discreto. Materiale di copertura in parte scomparso ai piatti, totalmente lungo il dorso. Apprezzabili spellature.
I fregi1 consigliano di assegnare la legatura al primo (?) quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto.
Mss. Vari G 48
Breviario completo secundum consuteudinem Romanae curiae. [1426-1450 ca.]. Membr. (cart. le c. I e II); 140 x 104 mm; c. I + 445 c. n.n. + c. II; grafia gotica a inchiostro bruno, 29 righe di testo su due col., tit., indicazioni liturgiche e altre sezioni testuali a inchiostro rosso, alcune letterine incipitarie a inchiostro blu
Legatura alla quale sono stati applicati i lacerti dei piatti di un manufatto in cuoio di capra bruno su cartone decorato a secco. Fasci di filetti concentrici. Cornice caratterizzata da cordami. Due fermagli di restauro. Cucitura su tre nervi. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura in parte scomparso ai piatti, totalmente lungo il dorso. Apprezzabili spellature.
Il genere di cordame1 suggerisce di assegnare la legatura, apparentemente non primaria, al primo (?) quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto.
Ed. Ald. C 20
Cicero, Marcus Tullius. Rhetoricorum ad C. Herennium lib. IIII. De inventione lib. II. De oratore ad Quintum fratrem lib. III [et alia]. Venetiis, in aedibus Aldi et Andreae soceri, mar. 1514. 4°, [6], 245, [3] c.
Legatura su cartone alla quale sono stati applicati i piatti di una coperta in cuoio marrone rossiccio decorato a secco. Ampio fregio orientaleggiante accantonato esterno. Cornice caratterizzata da arabeschi. Tre mandorle entro coppie di rosette disposte verticalmente. Tracce di quattro fermagli costituiti da altrettanti lacerti in cuoio su anima in pelle allumata dal colore rosso sul lato del pelo, assicurati al piatto anteriore tramite due chiodi metallici e da quattro contrograffe tetralobate in ottone, incise, munite di finestrella laterale di aggancio e di tre fori ornamentali, ancorate a quello posteriore tramite quattro chiodi pure in ottone. Cuciture su tre nervi. Tagli colorati in rosso. Stato di conservazione: mediocre – discreto. Materiale di copertura scomparso lungo il dorso, in parte sul piatto anteriore. Fiore assente. Bruniture al quadrante anteriore. Volume restaurato.
I fregi1 e le note tipografiche inducono ad attribuire la legatura al primo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto. L’impronta annerita sul quadrante anteriore2 ricorda le implicazioni dell’impegnativo decoro a secco. In linea con le usanze del periodo le contrograffe tetralobate3.
Cuoio di bazzana su cartone decorato a secco e in oro. Cornici caratterizzate da filetti bruniti, munite di rosette, fogliami a colpo di vento e palmette. Un motivo fitomorfo pieno negli angoli dello specchio. Fregio mamelucco centrale. Tracce di quattro lacci in seta verde. Cucitura su tre nervi. Tagli dorati e incisi. Stato di conservazione: mediocre. Parziale perdita di sostanza ai piatti e lungo il dorso. Diffuse spellature. Cerniere indebolite. Angoli ricurvi e sbrecciati.
Diversi fregi1 e le note tipografiche propongono di assegnare la legatura al primo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto.
Ed. Ald. D 34
Sophocles. Tragaediae [sic] septem cum commentariis. Venetiis, in Aldi Romani academia, aug. 1502. 8°, [196] c.
Cuoio di capra bruno su cartone decorato a secco e in oro. Filetti concentrici. Foglia di edera negli angoli esterni del riquadro dorato. Tracce di quattro lacci in tessuto rosso slavato. Cucitura su tre nervi alternati a quattro apparenti tratteggiati. Tagli dorati. Stato di conservazione: discreto – buono. Angoli ricurvi.
L’essenziale impianto ornamentale e le note tipografiche consentono di attribuire la legatura al primo quarto del secolo XVI verosimilmente eseguita nel Veneto.
In evidenza il dorso caratterizzato da tre nervi alternati a quattro apparenti tratteggiati1, destinati a fornire l’impressione di un dorso lavorato. Esso costituisce un significativo indizio nell’individuazione della provenienza del manufatto: presente nelle legature rinascimentali italiane, compare talora in quelle coeve di area tedesca, generalmente assente in quelle transalpine del tempo. Cuoio di buona qualità.
Ed. Ald. E 2
Homerus. Ilias [v. 2: Ulyssea. Batrachomyomachia. Hymni XXXII]. Venetiis, in aedibus Aldi, et Andreae Asulani soceri, apr. 1524. 8°, 2v.
Legatura in cuoio di capra nero su cartone decorato a secco e in lega d’oro. Cornice munita di fregi a meandri. Rosetta tetralobata negli angoli. Fregio mamelucco centrale entro una coppia di nodi su base quadrata. Tracce di due lacci in tessuto verde. Cucitura su tre nervi. Tagli rustici. Stato di conservazione: discreto. Apprezzabili spellature sul piatto anteriore. Angoli ricurvi.
I fregi a meandri1, mamelucchi2 (cfr. Ed. Ald. D 8, Ed. Ald. E 8) e le note tipografiche inducono ad attribuire la legatura al secondo quarto del secolo XVI verosimilmente eseguita nel Veneto. In evidenza l’interruzione tra una singola impressione manuale e l’altra, caratteristica dei manufatti rinascimentali italiani3alora in quelle coeve di area tedesca, generalmente assente in quelle transalpine del tempo. Cuoio di buona qualità.
Ed. Ald. E 19
Dion Cassius. Nervae & Traiani, atq; Adriani Caesarum vitae ex Dione, Georgio Merula interprete [et alia]. Venetiis, in aedibus Aldi, et Andreae soceri, aug. 1519. 8°, [8], 422, [2] c.
Cuoio bruno su cartone decorato a secco e in oro. Rosetta negli angoli esterni del riquadro dorato. Ampio ovale centrale munito di una rosetta quadrilobata ripetuta negli scompartimenti del dorso, entro quattro corolle addossate e fogliami azzurrati. Tracce di due lacci in tessuto bruno. Cucitura su quattro nervi. Tagli dorati. Stato di conservazione: mediocre – discreto. Materiale di copertura parzialmente assente in testa e al piede del dorso. Fiore parzialmente scomparso. Angoli ricurvi parzialmente sbrecciati.
L’ovale centrale riccamente ornato1 entro l’ampio sfondo libero, caratteristica che ricorda i lavori del legatore veneziano Oval-Meister2 attivo tra il 1580 e il 1585, autorizza ad attribuire la legatura all’ultimo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto.
Ed. Ald. E 20
Caius Iulius Caesar, Commentariorum de bello gallico libri VIII [et alia], Venetiis, in aedibus Aldi et Andreae soceri, 1518-1519. 8°, [16], 296 c. ill.
Cuoio marrone rossiccio su cartone decorato a secco e in oro. Cornice caratterizzata da fregi fitomorfi entro coppie di uccelli affrontati. Un fregio pieno di gusto aldino negli angoli interni dello specchio. Al centro la Fortuna cavalca il delfino entro stelle e una coppia di fregi fogliati cuoriformi. Tracce di quattro lacci in seta verde. Cucitura su tre nervi. Tagli colorati in blu e spruzzati di rosso. Stato di conservazione: discreto. Marginali spellature. Angoli ricurvi.
Alcuni ferri1 e le note tipografiche autorizzano ad assegnare la legatura (pubblicata2) al primo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto. Infrequente il decoro della cornice3.
Ed. Ald. G 44
Sannazaro, Jacopo. De partu Virginis [et alia]. Petri Bembi Benacus. Augustini Beatiani Verona. Venetiis, in aedibus Aldi, et Andreae Asulani, aug. 1527. 8°, [8], 47, [1] c.
Legatura in cuoio di capra bruno su cartone decorato a secco. Cornice esterna caratterizzata da una testa di cherubino nelle porzioni mediane, interna da volute fogliate e ghiande. Palmetta negli angoli interni dello specchio entro una coppia di filetti arcuati. Braciere ardente centrale entro due coppie di rosette. Tracce di quattro lacci in tessuto bruno. Tagli rustici; al piede la scritta inchiostrata “de partu Viginis”. Stato di conservazione: mediocre – discreto. Apprezzabili spellature e macchie bianche (vernice?) sul piatto posteriore Angoli ricurvi e sbrecciati.
Diversi fregi1-3 e le note tipografiche consentono di assegnare la legatura al secondo quarto del secolo XVI, verosimilmente eseguita nel Veneto. L’iscrizione lungo il taglio4 documenta la consuetudine del tempo di collocare il volume a piatto nella teca.