italia
le antiche legature di pregio . l’ottocento
ITALIA
7 E 368
Canina, Luigi. Esposizione storica della Campagna romana antica contenuta nelle due prime epoche anteromana e reale. Roma, dai tipi dello stesso Canina, 1839. 350 p.; 25 cm + 2 c. topogr. ripieg.
Cuoio marrone a grana lunga su cartone decorato a secco e in lega d’oro. Cornice esterna caratterizzata da pampini e grappoli d’uva, interna da urne alternate a palmette su sfondo lineare. Dorso liscio. Stato di conservazione: discreto. Alcune assenze del materiale di copertura. Marginali spellature.
Il genere di cornici e le note tipografiche propongono di assegnare la legatura al secondo quarto del secolo XIX, verosimilmente eseguita a Roma.
Il riquadro esterno ornato à la vigne in particolare, riguarda un termine francese riferito a una decorazione eseguita con una rotella in uso particolarmente nella bottega dei legatori parigini Bozerian agli inizi del XIX secolo. Rappresenta una sequenza continua di foglie di vite, grappoli d’uva e viticci, delimitata da sottili filetti; quello interno2 per i motivi neoclassici si attaglia adeguatamente all’argomento del volume.
8 B 508
Secchi, Giampietro. Il musaico antoniniano rappresentante la scuola degli atleti trasferito per ordine del regnante sommo pontefice Gregorio 16. dalle terme di Caracalla al Palazzo Lateranense ora delineato descritto e illustrato per cura dell’eminentiss. principe card. Antonio Tosti. Roma, dalla tipografia della Rev. Cam. Ap. per Giuseppe e Francesco Salviucci, 1843. 89 p., [2] carte di tav., ill. ; 29 cm.
Cuoio rosso su cartone decorato in oro. Cornice caratterizzata da un filetti grasso e magro. Placca caratterizzata negli angoli interni da fogliami di antemio affiancati da fregi à la rocaille collegati da fasci a tre filetti. Dorso liscio dai fregi di gusto romantico. Stato di conservazione: discreto. Materiale di copertura in fase di distacco in testa del dorso. Angoli ricurvi.
L’impianto ornamentale del genere à la rocaille1e le note tipografiche consentono di assegnare la legatura al secondo quarto del secolo XIX, verosimilmente eseguita a Roma. L’origine capitolina è confortata da manufatti alle armi di Gregorio XVI2 prodotti dall’ignota bottega.
La decorazione romantica rocaille fiorì fra il 1825 e il 1850 circa negli anni di regno di Luigi Filippo d’Orléans (1830-1848). È caratterizzata da motivi derivati dai sottili ferri rococò settecenteschi: sono grandi ferri a volute, variazioni arricchite dell’acanto classico, pieni e ombreggiati, il cui fondo, inciso con estrema finezza, conferisce all’immagine una gamma di differenti sfumature. Questi motivi vennero utilizzati secondo vari schemi:
- ferri a volute piene e ombreggiate impressi soltanto agli angoli delle coperte, collegati tra loro da un gruppo di sottili filetti;
- ferri impressi a coppie lungo l’intero margine dei piatti, in modo da formare una grande cornice;
- una grande composizione centrale impressa con una placca in cavo o in rilievo, sola o associata a una cornice.
10 B 23-24
Mazzucchelli, Giovanni Maria. Museum Mazzuchellianum, seu numismata virorum doctrina praestantium, quae apud Jo. Mariam Comitem Mazzuchellum Brixiae servantur a Petro Antonio de Comitibus Gaetanis … Edita, atque illustrata. Accedit versio italica studio equitis Cosimi Mei elaborata: Tomus primus [-secundus]. Venetiis, Typis Antonii Zatta, 1761-1763. fol., 2 v., ill.
Cuoio marmorizzato marrone su cartone decorato in oro. Margine interno della cornice perlata munito di foglie di vite e di grappoli d’uva. Cucitura su sei nervi. Nel secondo scompartimento del dorso un tassello in cuoio rosso recita “MUSEUM/MAZZUCHELLIANUM”. Indorsatura realizzata tramite lembi cartacei. Tagli colorati in rosso. Stato di conservazione: mediocre. Materiale di copertura scomparso in testa al dorso. Diffuse spellature ai piatti. Angoli ricurvi.
Il decoro alla vigna1 propone di assegnare la coppia di legature al primo quarto del secolo XIX verosimilmente eseguita in Italia. Per la nozione di cuoio marmorizzato cfr. 10 A 121-123.
10 D 32-35
Piranesi, F e G., Les monumens antiques du Musée Napoléon destines et gravés par Thomas Piroli. Paris, 1804 -1806, 4°, 4 v.
Cuoio glacé verde oliva e bruno su cartone decorato in oro. Cornice caratterizzata da un filetto grasso e magro. Margine interno dello specchio munito di palmette alternate a occhi di dado. Scompartimenti del dorso delimitati da bande orizzontali ornate con losanghe dai lati concavi su base circolare: tranne il secondo in cui campeggia la scritta “PIRANESI / MONUMENS / DU MUSÉE / NAPOLÉON”, essi sono caratterizzati da fregi a squame di pesce munite di una stella a sei punte. Tagli marmorizzati. Stato di conservazione: discreto-buono. Materiale di copertura scolorito lungo il dorso.
La cornice caratterizzata da un filetto grasso e magro1, il margine interno dello specchio munito di palmette alternate a occhi di dado2, gli scompartimenti del dorso ornati con fregi a squame di pesce muniti di una stella a sei punte3 e le note tipografiche assegnano la legatura al primo quarto del secolo XIX, eseguita a Milano dal legatore Luigi Lodigiani.
Lodigiani nasce il 7 gennaio 1777 a Pontremoli ed ivi è battezzato con il nome di Luigi. Pontremoli alla fine del Settecento, è un grosso borgo dell’Appennino tosco-ligure, di 14.000 abitanti circa, noto per aver dato origine ad un importante flusso di emigranti diretti verso l’Italia settentrionale come venditori ambulanti di libri ed insediatisi poi come librai. Lodigiani seguì questo flusso migratorio e si istallò a Milano rimanendo nell’ambito librario come legatore di libri. Andò ad abitare al vicolo dei Facchini (parrocchia di S. Francesco da Paola, al n. 1498 della numerazione pre-teresiana), e prese in moglie Maddalena Ferrario da cui ebbe due figli: i loro nomi, già un segno a quei tempi di una non comune vivacità intellettuale, non rispecchiano la tradizionale onomastica: si chiamano Scipione, incisore e pittore, nato nel 1807 e Antigone nata nel 1811. Aprì bottega in contrada di Santa Radegonda 964, e compare come Lodigiani senza nome proprio, per la prima volta nel 1823 nella lista dei legatori di libri, su L’interprete Milanese ossia Guida Generale del commercio e dei Recapiti di Milano, edito da Placido-Maria Visai presso l’Albergo dei Tre Re: il suo nome è affiancato fino al 1828 a quello di un socio, Panighi, e figura per l’ultima volta da solo, sempre con il solo patronimico, nell’anno 1838 su l’Utile Giornale ossia Guida di Milano anno XV, edito da Giuseppe Bernardoni di Giovanni di contro la chiesa di S. Tomaso. Va ricordato tuttavia che le numerose legature firmate “Lodigiani Relieur de S.A.I. a Milan”, eseguite nel periodo napoleonico documentano la sua affermata presenza nella legatoria milanese già dal 1805, anno in cui Lodigiani stesso in una lettera afferma di aver iniziato a lavorare per il Viceré Eugène de Beauharnais. A proposito della sua attività, la fortunata scoperta presso l’Archivio di Stato di Milano di una sua corrispondenza con l’Amministrazione del Regno d’Italia (Commercio: Parte moderna, Pezzo n. 189), ha permesso di far luce su un breve ma importante periodo della vita del legatore, dal 1807 alla fine del 1811. Si tratta di un carteggio costituito da 55 documenti ufficiali dell’Amministrazione del Regno d’Italia e della Regia Stamperia di Milano che si alternano a lettere autografe di Lodigiani in qualità di postulante. Esso rivela il complesso percorso burocratico volto ad ottenere i fondi per un suo soggiorno di perfezionamento a Parigi (saranno due in realtà, nel 1807 e 1808), comprende la corrispondenza tra S. E. Marescalchi Ministro d’Italia a Parigi e l’Amministrazione del Regno a Milano, le attestazioni del Direttore della Stamperia Regia, le richieste di sovvenzioni da parte di Lodigiani per l’acquisto di ferri, per il funzionamento di una scuola per legatori e per la sua attività di legatore. Con una lettera della metà del 1811 ha fine la corrispondenza ufficiale di Lodigiani, allora poco più che trentenne, con l’Amministrazione del Regno. Da questa data negli Archivi del Governo napoleonico e di quello asburgico, non compare più il suo nome. Lo si ritrova nell’elenco dei legatori milanesi dal 1823 al 1838. Ricerche presso l’Archivio della Camera di Commercio di Milano non hanno fornito alcuna altra notizia sugli ultimi trent’anni della sua vita. Muore a 65 anni a Milano il 3 ottobre 1843.
L’attività di Lodigiani iniziata nei primi anni dell’Ottocento, si svolse prevalentemente nell’ambito della Corte milanese di Sua altezza Imperiale Eugène de Beauharnais, Viceré d’Italia, dal 1805 al 1814, del suo consigliere, conte Étienne Méjan, per il bibliofilo milanese Conte Gaetano Melzi, per la Regia Stamperia e per la Biblioteca di Brera. Dal 1815, dopo la riannessione del Lombardo Veneto da parte degli Austriaci, Lodigiani eseguì legature per l’Imperatore d’Austria Francesco I, per l’Arciduca Ranieri vicerè del Lombardo Veneto dal 1818, per la moglie di Napoleone, Maria Luisa d’Austria, duchessa di Parma dal 1816 al 1831. Di alcuni esemplari, oggi custoditi in biblioteche straniere, la Staatsbibliothek-Preussischer Kulturbesitz di Berlino e Bibliothèque del Museo Condé di Chantilly, è stato possibile ricostruire il percorso, legato alle tumultuose vicende storiche sopravvenute in Europa nella prima metà dell’Ottocento. Le legature Lodigiani affluirono e furono conosciute sul mercato librario in seguito alla dispersione della biblioteca che Eugène de Beauharnais aveva portato con sé in esilio a Monaco di Baviera nel 1814, effettuata da un suo discendente, Georgi N. Conte di Leuchtenberg, mediante aste tenutesi a Berlino il 22 ottobre 1928, a Zurigo il 23 maggio 1935 ed a Milano il 20 novembre 1935.
Numerose altre legature sono state eseguite da Lodigiani nel corso della sua attività. Gran parte con la tipica decorazione a cornice rettangolare, ed altre in lussuosa veste di presentazione per ignoti destinatari o per esigenti bibliofili. Disperse in biblioteche private nel corso dell’Ottocento e del Novecento, alcune di queste sono comparse recentemente sul mercato antiquario, anonime o misconosciute. Le etichette di Lodigiani sono applicate in alto, a sinistra, al verso della prima carta di guardia anteriore: recano la scritta in corsivo Lodigiani Relieur de S.A.I. a Milan (Lodigiani legatore di Sua Altezza Imperiale a Milano). Compaiono tra il 1808 ed il 1815 (è del 20 ottobre 1808 la richiesta a Eugène de Beauharnais di fregiarsi del titolo di «Relieur de S.A.I. a Milan») nel periodo napoleonico su legature che ricoprono prevalentemente testi antichi (incunaboli ed edizioni aldine) e testi moderni stampati tra il 1803 ed il 1815. Hanno forma ellittica, dimensione 20×8 mm di vari colori: azzurro, giallo, rosa, lilla, verde: non sembra di poter attribuire alcun particolare significato alla diversità della tinta. La firma a stampa del legatore “Lodis(sic)iani Rel.” è attestata in pochi esemplari: al piede del dorso, solo dopo il 1812. Circa 7505 le legature censite di questo artigiano, cui sono da aggiungere 86 manufatti reperiti presso la Biblioteca Trivulziana di Milano nel mese di gennaio 2011.
10 G 472
Notizie per l’anno MDCCCXLVII dedicate all’E.mo e R.mo Principe il signor Cardinale Pasquale Gizzi. Roma, Stamperia Cracas presso gli Ojani proprietari, 1847. 16°, [6], 442 p.
Cuoio di capra rosso su cartone decorato in oro. Cornice caratterizzata da filetti grassi e magri. Margine interno dello specchio provvisto di una serpentina affiancata da corolle fogliate stilizzate. Morivo fiorito negli angoli interni. Dorso liscio. Tagli dorati. Stato di conservazione: mediocre- discreto. Apprezzabili spellature ai piatti.
La probabile limitata diffusione del volume stante l’argomento e le note tipografiche sembrano attribuire la legatura alla metà del secolo XIX, verosimilmente eseguita a Roma.
La cornice a filetto grasso e magro1, pure notata nei manufatti prodotti dal legatore Luigi Lodigiani (cfr. 10 D 32-35), consentono di attribuire la legatura al primo quarto del secolo XIX, eseguita in Italia. Malgrado il cuoio di buona qualità, il decoro è stato approssimativamente realizzato a rotella come evidenzia l’accavallamento delle corolle stilizzate2.
13 D 556
Salvatori, Filippo Maria. Vita della santa madre Angela Merici fondatrice della Compagnia di S. Orsola ossia dell’Instituto delle Orsoline scritta dal p. Filippo Maria Salvatori della Compagnia di Gesù. Roma, presso Lazzarini stampatore della rev. Camera Apost., 1807. 4°, VIII, 240 p., [1] c. di tav., ill.
Cuoio marmorizzato marrone e verde cupo su cartone decorato in oro. Dorso liscio munito di caselle delimitate da catenelle. Nel secondo scompartimento il tassello in cuoio verde cupo recita “VITA / DI S. / ANGELA / MERICI”; un melograno in quelli residui. Stato di conservazione: discreto. Marginali spellature ai piatti.
La probabile limitata diffusione della pubblicazione stante l’argomento e le note tipografiche assegnano la legatura al primo quarto del secolo XIX, verosimilmente eseguita nel Lazio. Di foggia settecentesca i melograni (cfr. 13 D 288-289), qui utilizzati anche nel secolo successivo.
13 F 731
Cencelli, Agostino. Compendio storico della vita di S. Francesco Caracciolo fondatore de’ chierici regolari minori. Roma, presso Antonio Fulgoni, 1805. 4°, XVI (i.e. X), 254, [2] p., 1 ritr.
Cuoio marmorizzato bruno e verde su cartone decorato in oro. Cornice a catenella. Specchio muto. Dorso liscio. Caselle delimitate da bande di serpentine orizzontali. Nel secondo scompartimento del dorso campeggia l’iscrizione “VITA/DI S./FRAN/CARA”; un fregio fitomorfo entro fogliami accantonati in quelli residui. Stato di conservazione: discreto. Angoli ricurvi.
L’inedita cornice, la probabile diffusione locale del volume considerato l’argomento, e le note tipografiche consentono di assegnare la legatura al primo quarto del secolo XIX, verosimilmente eseguita a Roma. L’accavallamento del decoro negli angoli della cornice testimonia l’avvenuto utilizzo della rotella.
13 F 736
Annibali, Flaminio. Vita della vergine s. Giacinta Mariscotti monaca professa del Terz’Ordine del serafico padre s. Francesco. Roma, presso Antonio Fulgoni, 1805. 4°, 8, 182, [2] p., [1] ritr.
Cuoio marmorizzato bruno su cartone decorato in oro. Cornice caratterizzata da serpentine. Specchio muto. Dorso liscio. Stato di conservazione: discreto. Angoli ricurvi.
L’inedita cornice, la probabile diffusione locale del volume considerato l’argomento, e le note tipografiche consentono di assegnare la legatura al primo quarto del secolo XIX, verosimilmente eseguita a Roma. L’accavallamento del decoro negli angoli della cornice testimonia l’avvenuto utilizzo della rotella.
13 G 819
Borghi, Antonio Maria. Ragguaglio del viaggio da Roma a Loreto della miracolosa statua della SS. Vergine loretana e delle onorificenze con cui fu accolta in questa città e solennizzato il di lei sospirato ritorno. Loreto, dai torchi d’Ilario Rossi impress. di S. Casa, 1802. 8°, 34, [2] p.
Cuoio verde a grana lunga su cartone decorato in oro. Cornice caratterizzata da una catenella. Fregio fitomorfo negli angoli interni dello specchio. Dorso liscio. Stato di conservazione: discreto – buono. Marginali spellature e bruniture. Angoli ricurvi.
Gli inediti fregi e le note tipografiche consentono di assegnare la legatura al primo quarto del secolo XIX, verosimilmente eseguita nelle Marche. Corrente per il periodo il cuoio a grana lunga (per la nozione cfr. 8 H 6).
13 G 908
Mai, Angelo. I vicendevoli uffici della religione e delle arti. Meriti di Pio 7. e del clero verso la letteratura. Discorsi due. Bergamo, dalla Stamperia Mazzoleni, 1825. 8°, 69, [1] p.
Cuoio verde cupo e marmorizzato nocciola su cartone decorato in oro. Cornice costituita da due filetti, caratterizzata esternamente da greche internamente da rosette tetralobate su base circolare entro fogliami. Dorso liscio. In testa, il tassello con gli estremi dell’opera entro motivi a squame di pesce. Tagli dorati. Stato di conservazione: buono.
Il dorso a squama di pesce e le note tipografiche inducono ad attribuire la legatura al secondo quarto del secolo XIX, verosimilmente eseguita a Bergamo1. In evidenza l’utilizzo dei motivi fitomorfi lungo lo specchio destinati a mascherare la congiunzione tra il cuoio monocromo e quello marmorizzato2, quest’ultimo del genere raciné o a radica.
13 L 46
Livre d’Eglise pour les Dames à l’usage de Rome. Edition ornée de gravures. Milan, chez Pierre et Giuseppe Vallardi, s.a. 16°, 256 p.
Cuoio rosso su cartone decorato in oro. Margine interno della cornice a un filetto caratterizzato da fregi fitomorfi, frecce e urne interni. Nel secondo scompartimento del dorso la scritta “LIVRE/D’EGLISE”; una coppia di fasci di tre filetti filigranati incrociati con quattro rosette in quelli residui. Tre doppie salienze visibili. Tagli dorati. Stato di conservazione: discreto. Materiale di copertura parzialmente svanito in testa del dorso.
Il carattere economico del volume e le note tipografiche sembrano assegnare la legatura al secondo quarto (?) del secolo XIX, verosimilmente eseguita a Milano.
13 L 841
Stimolo ai Parrochi per l’adempimento esatto di diverse loro obbligazioni. Rimini, per Masoner e Grandi, 1816. 12°, [8], 338, [14], [8], 382, [16] p.
Pergamena semifloscia su cartone colorata in bruno con falda. Ampia cartella centrale circolare munita di una doppia stella polilobata. Tracce di due coppie di lacci in pelle allumata. Cucitura su tre nervi. Tagli spruzzati di blu. Stato di conservazione: discreto.
Le note tipografiche sembrano assegnare la legatura al primo quarto del secolo XIX, verosimilmente eseguita in Italia. In evidenza la falda1.
17 F 160
Cristiani, Girolamo Francesco. Dissertazione epistolare teorico – pratica intorno all’Arte Ginnastica. Verona, Erede Merlo, 1806. 8°, 48 p.
Cuoio di bazzana marmorizzato marrone e verde Cornice del genere a torciglione. Fiorone negli angoli interni dello specchio. In testa al dorso il tassello indicante gli estremi dell’opera. Cucitura su cinque nervi. Tagli con tracce di colorazione in rosso. Stato di conservazione: discreto – buono. Marginali spellature. Angoli ricurvi.
La probabile limitata diffusione, il carattere economico e le note tipografiche propongono di assegnare la legatura primo quarto del secolo XIX, verosimilmente eseguita nel Veneto.
Mss. Turri G 96
Litanie in rame della B.ma V.e Maria [album di 57 tavole incise dai fratelli Joseph Sebastian e Johann Baptist Klauber (con sottoscrizione: C.P.S.C.M. Klauber cath. sc. et exc. A.V), ritagliate dall’opera: Dornn, Franz Xavier. Litaniæ lauretanæ ad beatæ Virginis, cælique reginæ Mariæ honorem, et gloriam prima vice in domo lauretana […] postea ab ecclesia catholica approbatæ & confirmatæ, symbolicis ac biblicis figuris in quinquaginta septem iconismis æneis expressæ, & secundùm ordinem titulorum exhibitæ, pia meditatione elucidatæ, ac expensæ, pubblicata ad Augsburg nel 1758 e nel 1771 in seconda e terza edizione].
Cuoio rosso a grana lunga su cartone decorato in oro. Cornice filigranata. Fregi stilizzati ondivaghi lungo il margine interno dello specchio provvisto in testa della scritta “LITANIE IN RAME/DELLA BMA VER./MARIA”. Fiorone accantonato interno. Dorso liscio. Corona chiusa negli scompartimenti delimitati da tre nastri ondivaghi incrociati; banda fitomorfa in testa e al piede. Tagli dorati. Stato di conservazione: discreto. Marginali spellature. Angoli ricurvi.
Il decoro, della cornice1, di influsso transalpino, e il periodo di redazione consigliano di attribuire la legatura al primo quarto del secolo XIX, eseguita in Italia. Secondo le aspettative per le legature del tempo, il cuoio a grana lunga (per la nozione cfr. 8 H 6). Iconografiche le corone negli scompartimenti del dorso. Iscrizioni sul piatto anteriore realizzate tramite la ripetuta impressione di un punzone, in assenza del compositoio.