roma
le antiche legature di pregio . il seicento
ROMA
10 B 77 | 10 D 215 | 12 B 181 | 13 E 716 | 13 H 496 | 15 E 99 | 15 E 164 | 15 I 304 | 15 I 460 | 16 B 110 | 16 C 918 | 16 D 658-664 | 16 F 311 | 16 I 413 | 17 D 285-286 | 17 H 423 | Mss. Regg. D 160 | Mss. Regg. D 417/1-2 | Mss. Vari G 26 | Mss. Vari G 58
10 B 77
Panciroli, Guido. Thesaurus variarum lectionum vtiusque iuris, in tres libros distinctus … In quibus abditarum quæstionum lectiones habentur, quæ adhuc vel latuerunt, … Antiquitates Romani, et Constantinopolitani Imperii, nec non vtriusque potentia longe maxima, ex fide reconditæ vetustatis luculenter traduntur. … Cum multis aliis non modo lectu dignissimis, verum etiam in humaniori literatura & iuris studio versantibus vtilissimis, ac pernecessarijs. Demum Herculis ex fratre Nepotis, i.v. doct. opera ac summa diligentia manuscriptum ab omni labe emaculatum, & in lucem editum. Venetiis, apud Ioannem Guerilium, 1610. fol., [40], 379, [1] p.10 D 215
Isacchi, Alfonso. Relatione di Alfonso Isachi intorno l’origine, solennita, translatione, et miracoli della Madonna di Reggio. In Reggio, per Flaminio Bartoli, 1619. 4º, [28], 237 [i.e. 229], [3] p., [12] c. di tav.12 B 181
Albergati, Fabio. Discorsi politici ne i quali viene riprouata la dottrina politica di Gio. Bodino, e difesa quella di Aristotile . In Roma, per Giacomo Dragondelli, 1664. 4º, [8], 644, [56] p.Pergamena semifloscia decorata in oro. Cornice costituita da due filetti. Ampio motivo fitomorfo negli angoli dello specchio. Tracce di due coppie di lacci. Dorso liscio. Capitelli passanti in pelle allumata o in pergamena. Tagli spruzzati di marrone,.Stato di conservazione: discreto. Marginali bruniture. Angoli ricurvi. I fregi fitomorfi accantonati interni1 e le note tipografiche consentono di assegnare la legatura al terzo quarto del secolo XVII, verosimilmente eseguita a Roma.
13 E 716
Paciaudi, Franco Maria. Dissertazione di Franco Maria Paciaudi sopra una statuetta di Mercurio del gabinetto di S.E. il signor marchese dell’Ospital, Napoli, presso Novello de Bonis, 1747. 4°, 40 p., 2c. di tavv.Pergamena decorata in oro. Margine interno dello specchio caratterizzato da gigli e da fregi fitomorfi. Fiorone accantonato. Dorso liscio. Anima dei capitelli in pelle allumata passante. Cucitura su quattro nervi. Tagli spruzzati di blu. Stato di conservazione: buono. Il decoro della cornice1, i fioroni2 e le note tipografiche propongono di assegnare la legatura alla metà del secolo XVII, verosimilmente eseguita a Roma.
13 H 496
Chiesa cattolica. Rituale romanum Pauli 5. Pont. Max. jussu editum, Antuerpiae, ex officina Plantiniana Balthasaris Moreti, 1635. 8°, [8], 404, [4] p.15 E 99
Magini, Giovanni Antonio. Ephemerides coelestium motuum, ab anno 1598 usque ad annum 1610. Venetiis, apud Damianum Zenarium, 1599. 4°, [6], 393, [1] c.15 E 164
Santoro da Melfi. Poenalium districtionum examen, quibus Regulares punitiuam iustitiam administrant. Romae, apud Franciscum Monetam, sumptibus Io. Antonij Bertani, 1649. 4º, 2 pt. ([14], 460; [2], 406, [34] p.Pergamena semifloscia decorata in oro. Cornice caratterizzata da due filetti. Un fregio fitomorfo negli angoli interni dello specchio. Stemma prelatizio centrale caratterizzato dallo scudo bipartito munito in testa di una stella a otto punte, al piede di un leone rampante sormontato da una stella. Anima dei capitelli passante in pelle allumata o in pergamena. Cucitura su quattro nervi. Stato di conservazione: discreto. Materiale di copertura parzialmente scomparso ai piatti. Angoli ricurvi. Diversi fregi1 e le note tipografiche consentono di assegnare la legatura al terzo quarto del secolo XVII, verosimilmente eseguita a Roma.
15 I 304
Fulvio, Andrea. Illustrium imagines. Romae, apud Iacobum Mazochium, 15 nov. 1517. 8°, CXX c., ill.Pergamena decorata in oro. Cornice costituita da due filetti. Giglio negli angoli interni dello specchio. Tre garofani centrali. Anima dei capitelli passanti in pelle allumata o in pergamena. Dorso liscio. Tagli dorati e incisi. Stato di conservazione: discreto – buono. Marginale scomparsa del materiale di copertura. I garofani1 e le note tipografiche inducono ad assegnare la legatura al secolo XVII, verosimilmente eseguita a Roma2.
15 I 460
Valmarana, Odorico. Primae partis daemonomachiae siue de bello intelligentiarum libri XV. Bononiae, apud Nicolaum Tebaldinum, 1623. 8º, [8], 428 [i.e. 432] p.Pergamena decorata in oro. Cornice costituita da una coppia di filetti continui. Vaso fogliato negli angoli dello specchio. Cartella ovale centrale muta entro due gigli e corolle stilizzate, quattro teste leonine e otto rosette. Tracce di due coppie di lacci in tessuto rosso slavato. Dorso liscio. Tagli dorati. Stato di conservazione: discreto. Marginali bruniture. Angoli ricurvi. I vasi fioriti e fogliati1 congiuntamente alle note tipografiche assegnano la legatura alla prima metà del secolo XVII, non oltre il 1635 circa, verosimilmente eseguita a Roma dalla bottega vaticana Soresini. I Soresini, tre generazioni di legatori romani, il padre Francesco il figlio Prospero e il nipote Baldassarre, furono attivi dall’ultimo quarto del Cinquecento ai primi decenni del Seicento. Baldassarre fu attivo dal 1590 al 1635 circa. Fu autore di molte tra le più importanti legature del primo barocco: i ferri sono di insuperabile perfezione, sia per ornamento del disegno sia per l’accuratezza dell’incisione. Alla fine del Cinquecento e nei primi decenni del Seicento, la legatura romana s’identifica con la dinastia dei Soresini: Francesco, l’iniziatore, il figlio Prospero e il nipote Baldassarre fu attivo dal 1590 al 1635 circa e primeggiò fra il 1605 e il 1621, anni nei quali lavorò per la famiglia Borghese, che dà il nome, nella storia della legatura romana, a questo periodo. Le legature di Baldassarre Soresini, in marocchino rosso acceso, presentano una fitta decorazione in oro: la cornice è una larga bordura con fregi figurati, mentre il campo centrale, racchiuso sopra e sotto da archi a volta, motivo prediletto nella legatura romana del tempo, è diviso in compartimenti decorativi riempiti con una miriade di ferri, spirali, foglie, squame, angioletti seduti. Tra i ferri spiccano anche cornucopie intrecciate, spirali con teste di delfino o di leone affrontate, sfingi, erme, cariatidi, lumache, baldacchini. I ferri di Baldassarre Soresini sono di insuperabile perfezione sia per la bellezza del disegno sia per l’accuratezza dell’incisione. L’identificazione dell’atelier è stata possibile grazie alle preziose informazioni tratte dal Registro contabile dell’Amministrazione Centrale dello Stato e della Chiesa Romana, e dai registri della Depositeria Generale e della Tesoreria Segreta. Questi registri erano legati anno per anno e l’intera serie costituisce una testimonianza unica dell’evoluzione della decorazione nel corso di 250 anni. Sono caratterizzati dalla presenza, sul piatto anteriore, di un ornamento diviso orizzontalmente: quello superiore era riservato alle armi del Papa, quello inferiore alle armi del Tesoriere.
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16 B 110
Musanti, Giovanni Domenico. Fax chronologica ad omnigenam historiam 4. tabulis compraehensa. Romae, typis, & sumptibus Joannis Jacobi Komarek Boemi, & ab ipso venales habentur apud S. Angelum Custodem, 1713 [i.e. 1693]. Atl., 1 foglio.Cuoio di bazzana marrone su cartone decorato in oro. Coppia di cornici collegate agli angoli ingentiliti dal decoro a pizzo. Testina classica, coppia di delfini e tre api delimitati da sette tra cerchielli pieni e stelle a sei punte negli angoli dello specchio. Armi prelatizie del cardinale Carlo Barberini costituite dalla scudo munito di tre api, affiancato da cappello prelatizio con coppia di nodi, cherubino alato, sei fiocchi per parte, grottesche, corolle filigranate. Dorso liscio. Stato di conservazione mediocre – discreto. Spellature sul piatto anteriore (ivi affiancate da gore biancastre) e al dorso. Angoli ricurvi. Le testine classiche1, la coppia di delfini2 e le tre api accantonati3, congiuntamente alle note tipografiche consentono di assegnare la legatura alla fine del secolo XVII, verosimilmente eseguita a Roma. Decoro approssimativamente completato, come suggeriscono le cornici non rettilinee. Armi realizzate a filetti diritti, curvi e a punzoni, come da tradizione italiana: all’estero la loro produzione avviene solitamente con l’ausilio di una placca impressa a bilanciere. Armi4 riferibili a Carlo Barberini (Roma, 1º giugno 1630 – Roma, 2 ottobre 1704), cardinale italiano. Nacque il 1º giugno 1630 a Roma figlio di Taddeo Barberini, principe di Palestrina e Anna Colonna, figlio di Filippo I Colonna. Fratello minore di Lucrezia Barberini e fratello maggiore di Maffeo Barberini. Era nipote dei cardinali Francesco Barberini (seniore) e Antonio Barberini e zio di Francesco Barberini (iuniore), figlio del fratello. Venne elevato alla dignità cardinalizia da papa Innocenzo X nel concistoro del 23 giugno 1653: non ci furono altri consacrati. Dopo un esilio quasi decennale, da addebitarsi alla caduta in disgrazia della famiglia in seguito alla morte di Papa Urbano VIII nel 1644, divenne membro della Congregazione dell’Indice. Nei suoi 51 anni di cardinalato partecipò a sette conclavi. Morì il 2 ottobre 1704 all’età di 74 anni: è sepolto a S. Pietro in Vaticano nel sacrario dei Canonici. Legatura pubblicata5.
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16 C 918
Strozzi, Pietro. De dogmatibus Chaldaeorum disputatio, Romae, Bartholomaei Zanetti, 1617. 4º, [12], 1-64 p., c. 65-72, 73-239, [5] p.Pergamena semifloscia decorata in oro. Cornice costituita da due filetti. Fiorone negli angoli interni dello specchio. Capitelli passanti dall’anima in pelle allumata o in pergamena. Tracce di due coppie di lacci. Dorso liscio; fregio centrale degli scompartimenti in foggia di elica. Tagli dorati. Stato di conservazione: discreto – buono. Accenni di distacco del materiale di copertura in testa del dorso. I fregi in foggia di elica1 assegnano la legatura al primo quarto del secolo XVII, eseguita a Roma verosimilmente dalla bottega vaticana Andreoli di cui l’esemplare proposto sembra costituire un lavoro minore. Apparentemente inediti per questo atelier, i fioroni accantonati2. Dopo il 1630, alla bottega dei Soresini subentrò, distinguendosi per eccellenza artistica, quella degli Andreoli, o Rospigliosi bindery, con riferimento a papa Clemente IX Rospigliosi per il quale questa bottega lavorò. L’attività della famiglia Andreoli durò circa un secolo, ma se si vuole considerare la sola attività del Maestro Rospigliosi, intesa come attività ben precisa di una bottega di legatori ove spiccano le figure di Gregorio e Giovanni Andreoli, i due estremi si dovrebbero racchiudere fra il 1630 e il 1680, con l’apogeo negli anni del papato Rospigliosi (1667-1669), allorché gli Andreoli produssero, per il pontefice e per Cristina di Svezia le loro migliori legature. Queste sono riconoscibili per lo schema decorativo geometrico, a nastri, solenne e grandioso, di lontana derivazione à la fanfare; gli scompartimenti sono ripartiti a rettangolo, a semicerchio e riempiti con piccoli ferri a filigrana, gigli, fiammelle, squame, maschere. Verso la metà del XVII secolo compaiono, agli angoli e al centro dei piatti, i ventagli e i rosoni con ferri sovente lavorati a filigrana. A partire dagli anni Settanta, lo schema decorativo si orienta verso linee rette, anziché curve. Nelle legature Rospigliosi è molto frequente la combinazione: marocchino rosso, decorazione post-fanfare a nastri, scompartimenti con decorazione a seminato di ferri, armi del committente al centro dei piatti. In queste legature, e nelle legature romane in genere, nei cartigli entro i quali sono racchiuse le armi, queste sono sostenute da caratteristici cherubini alati visti di profilo o di tre quarti, in eleganti e varie posture. L’identificazione delle botteghe Soresini e Andreoli è stata possibile grazie alle preziose informazioni tratte dal Registro contabile dell’Amministrazio-ne Centrale dello Stato e della Chiesa Romana, e dai registri della Depositeria Generale e della Tesoreria Segreta. Questi registri erano legati anno per anno e l’intera serie costituisce una testimonianza unica dell’evoluzione della decorazione nel corso di 250 anni. Sono caratterizzati dalla presenza, sul piatto anteriore, di un’ornamentazione divisa orizzontalmente: quella superiore era riservata alle armi del Papa, quella inferiore alle armi del Tesoriere.
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16 D 658-664
Albergati, Fabio. Opere diuise in sette tomi, cioè Il Trattato del modo di ridurre à pace l’inimiciti priuate. I discorsi politici, ne’quali viene riprouata la dottrina politica di Gio. Bodino, e difesa quella d’Aristolie [!]. Il cardinale. Le Morali in due tomo. La republica regia in due tomi. Ristampate, e con diligenza ricorrette. In Roma, per Giacomo Dragondelli, 1664. 4º, 7 v.Pergamena decorata in oro. Cornice costituita da due filetti. Fregio fitomorfo accantonato negli angoli interni dello specchio. Tracce di due coppie di lacci. Dorso liscio. Rosetta centrale su base circolare negli scompartimenti. Capitelli dall’anima passante in pelle allumata o in pergamena. Stato di conservazione: discreto – buono. Marginali bruniture. I fregi fitomorfi1, presenti anche in legature venete coeve2, e le note tipografiche propongono di assegnare la serie di legature al terzo quarto del secolo XVII, verosimilmente eseguite a Roma3.
• note di dettaglio
16 F 311
Du Ferrier, Jérémie. Il catholico di stato ouero Discorso politico delle confederationi del rè christianissimo. Contro le calunnie de gl’inimici del suo stato. In Parigi, per Claudio Morelli stampatore ordinario del re, nella strada di S. Giacomo, 1625. 8º, 102, [2] p.Pergamena semifloscia decorata in oro. Cornici costituite da due filetti. Stella a otto punte e giglio negli angoli interni dello specchio. Colomba centrale con ramo di alloro nel becco riferibile alla casata Pamphili. Dorso liscio. Capitelli dall’anima passante in pelle allumata o in pergamena. Tagli spruzzati di rosso. Stato di conservazione: discreto. Alcune bruniture sul piatto anteriore. La colomba centrale con ramo di alloro nel becco1 riferibile alla casata Pamphili e le note tipografiche assegnano la legatura al secondo quarto del secolo XVII, verosimilmente eseguita a Roma. L’alternanza di fregi accantonati compare anche in altre legature2 attribuibile alla nobile famiglia. Sul piatto posteriore in particolare evidenza il lato fiore caratterizzato dai residui follicolari del pelo propri del materiale di copertura utilizzato3.
• note di dettaglio
16 I 413
Tasso, Torquato. Il Goffredo ouero Gerusalemme liberata. In Roma, appresso Gio. Angelo Ruffinelli, 1621. 24°, [24], 530, [24] p., ill. [Esemplare mutilo].Cuoio di capra bruno su cartone decorato in oro. Cornice caratterizzata da trimonzi, archetti, motivi cuoriformi, corolle stilizzate. Motivi triangolari lungo il margine interno dello specchio. Cartella centrale costituita da rosetta pentalobata entro rami fronzuti e cerchielli. Tracce di due fermagli costituiti dai lacerti di due bindelle in cuoio su anima in pergamena assicurate al piatto anteriore con due chiodi metallici dalla testa bombata e dalle impronte di altrettante contrograffe ancorate con due chiodi a quello posteriore. Dorso liscio. Tagli dorati. Stato di conservazione: discreto. Alcune spellature al piatto anteriore. Cerniere indebolite. Angoli ricurvi. Dorso restaurato. I rami fronzuti1 e le note tipografiche assegnano la legatura alla prima metà del secolo XVII, verosimilmente eseguita a Roma.
• note di dettaglio
17 D 285-286
Vannozzi, Bonifacio. Delle lettere miscellanee. Volume secondo – [terzo]. In Roma, ad instanza di Gio. Paolo Gelli, appresso Pietro Manelfi, 1608 (In Roma, ad instanza di Gio. Paolo Gelli, 1608). 4°, 627, [9] p. [manca il primo vol.].Pergamena semifloscia decorata in oro. Coppia di cornici concentriche caratterizzate da due filetti collegati agli angoli. Corolla stilizzata negli angoli interni dello specchio ripetuto in quattro esemplari entro coppie di volute nella cartella centrale dall’ovale centrale muto. In testa la scritta inchiostrata “Bonifatio/Vannozzi”. Losanga a piccoli ferri negli scompartimenti. Capitelli dall’anima passante in pelle allumata o in pergamena. Cucitura su quattro nervi evidenziati da una coppia di filetti. Tagli colorati in blu e incisi. Stato di conservazione: discreto – buono. Marginali bruniture. La probabile limitata diffusione della pubblicazione considerato l’argomento, e le note tipografiche sembrano assegnare la legatura al primo quarto del secolo XVII, verosimilmente eseguita a Roma, centro che sembra non necessitasse di ulteriore mercati di smercio librario in considerazione della significativa richiesta locale di manufatti.
17 H 423
Pallavicino, Sforza. Lettere dettate dal card. Sforza Pallauicino di gloriosa memoria. Raccolte, e dedicate alla santità di N. Sig. papa Clemente nono. Da Giambattista Galli Pauarelli cremonese. In Roma, per Angelo Bernabò, 1668. 8º, [16], 636, [12] p.Pergamena semifloscia decorata in oro. Cornice costituita da due filetti. Ampio fregio fitomorfo pieno negli angoli interni dello specchio. Armi centrali, riferibili alla famiglia Rossi delle Onde, costituite dalla scudo inquartato provvisto di due leoni rampanti e di flutti entro una coppia di cherubini alati reggenti la corona nobiliare, di grifoni dal fiore sul petto, di fogliami e di tre pigne pendule. Scompartimenti del dorso muniti di fregio fitomorfo su base quadrata. Cucitura su cinque nervi. Tagli spruzzati di rosso e blu. Stato di conservazione: discreto. Marginale perdita di sostanza. Diversi fregi1 e le note tipografiche assegnano la legatura al terzo quarto del secolo XVII, eseguita in Roma dalla bottega vaticana Andreoli (per la nozione cfr. 16 C 918) della quale questa Biblioteca custodisce due altri manufatti (cfr. 16 C 918, Mss. Vari C 75). Cartella provvista dell’insegna araldica della famiglia Rossi delle Onde2
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Mss. Regg. D 160
Diploma di laurea in teologia conferito a fra’ Bonaventura Mai. 1623. Membr.; 203 x 150 mm; 6 c. (di cui la c. 6 bianca); scrittura di un’unica mano; inchiostro rosso, nero e color oro; rubriche in rosso; lettere iniziali ornateCuoio di bazzana marrone su cartone decorata a secco e in lega d’oro. Fasci di filetti concentrici. Cornice caratterizzata da ovali muniti di due stelle parziali e di tre quarti di cerchio entro rettangoli. Specchio provvisto di melograni, coppie di volute filigranate teste leonine, rosette, rami fronzuti, spighe di grano, ampie stelle a nove punte, garofani entro volute, ovale affiancato da elmo, coppia di cherubini a piena figura, testina classica. Tracce di quattro paia di lacci in tessuto rosso slavato. Dorso liscio. Stato di conservazione: discreto. Marginali spellature. Diversi fregi1 e la data di redazione consentono di attribuire la legatura al primo quarto del secolo XVII, eseguita a Roma dalla bottega Soresini (per la nozione cfr. 16 D 645) di cui questa Biblioteca possiede due altri esemplari (cfr. 15 I 319, 16 D 645).
• note di dettaglio
Mss. Regg. D 417/1-2
Corso, Rinaldo. Salmi in terza rima. 1566-1567. Roma. Cart.; 200 x 133 mm; c. I-XII + 96 c. + c. XIII-XVI; autogr.Cuoio di capra marrone su cartone decorato a secco e in oro. Filetti concentrici. Testine classiche, melograni, grottesche e cerchielli accantonati nel riquadro interno. Armi del cardinale Celio Piccolomini. Tracce di due coppie di lacci. Cucitura su quattro nervi. Stato di conservazione: discreto. Marginali Spellature e bruniture ai piatti. Le testine classiche1 e la data di redazione consentono di assegnare le legature al terzo quarto del secolo XVII, verosimilmente eseguite a Roma. Armi riferibili a Celio Piccolomini2, nato a Siena nel 1609, creato Cardinale da Alessandro VII il 14 gennaio 1664, scomparso il 24 maggio 1681.
• note di dettaglio
Mss. Vari G 26
Lorenzi, Cesare. Opusculum oratorium et poeticum Pauli Persiani, habitum in humanitatis classe admodum Rev. Prof. Caesaris Laurentii. anno Domini 1612. 1612. Cart.; 131 x 97 mm; 201 c.Cuoio di bazzana marrone su cartone decorata a secco e in oro. Cornice caratterizzata da corolle svasate. Ampia rosetta tetralobata negli angoli interni dello specchio. Nell’ovale entro rosette pentalobate e festoni, la mano destra stringe un mazzo di spighe di grano. Dorso rivestito da un lembo di carta marmorizzata marrone, viola e bianca. Tagli dorati e incisi. Stato di conservazione: mediocre. Cuoio spellato. Angoli ricurvi. Se alcuni ferri1 non evocano una bottega in particolare, la rosetta tetralobata accantonata interna2 congiuntamente alla data di redazione inducono ad attribuire la legatura al primo quarto del secolo XVII, verosimilmente eseguita in Roma3. In evidenza il destrocherio4 nel cartiglio, pure adottato quale supra libros dal celebrato Marcus Fugger, cugino dei fratelli Johann-Jacob ed Ulrich, tutti bibliofili, appartenevano alla ricca e potente casata di banchieri tedeschi di Augusta che favorì l’accesso al trono di Carlo V. La mano con ramo o destrocherio (composto ibrido dal latino dexter e dal greco cheir-cheiros, mano) costituisce un’immagine di origine araldica, impressa al centro dei piatti di un gruppo di legature eseguite a Parigi verso il 15485: rappresenta una mano che regge un ramo fiorito sormontato da un uccello – motivo pure adottato da possessori di libri meno illustri –, verosimilmente copiato da un ferro utilizzato nella bottega parigina del Pecking crow binder.
• note di dettaglio
Pergamena semifloscia decorata in oro. Cornice munita esternamente di monticelli, internamente di fregi fitomorfi. In testa e al piede dello specchio le scritte “lavrentivs” “bvtivs”. Mezzi ventagli negli angoli interni. Armi riferibili a Lorenzo Buzzi, patrizio romano e vescovo di Carpentras dal 1601 al 1710 anno della sua morte, costituite dallo scudo affiancato da grottesche, internamente provvisto in testa di due rosette pentalobate sormontate da stella a otto punte, al piede caratterizzato da flutti; in testa elmo cimato. Tracce di due coppie di lacci. Lungo il dorso liscio ovale provvisti di una stella a sei bracci volute, entro analoghe stelle e corolle stilizzate. Anima dei capitelli passanti in pelle allumata o in pergamena. Tagli dorati e incisi. Stato di conservazione: discreto. Bruniture ai piatti. Angoli ricurvi.
I monticelli1, le quattro corolle addossate entro coppie di fregi fitomorfi2 entro coppie di manufatto e il periodo di redazione consentono di attribuire la legatura alla seconda metà del secolo XVII, verosimilmente eseguita a Roma.
• note di dettaglio